Attualità

Scampia, quelle troppe sedie vuote ai funerali

di Angelo Vitale -


Le sedie sono vuote, stonano con la tragedia. Occupate da poche centinaia di persone, ai funerali delle tre vittime del ballatoio della vela Celeste di Scampia. Il grido degli sfollati all’indirizzo dei rappresentanti istituzionali nazionali e locali, se vorrà o dovrà manifestarsi con un impatto superiore a quello dei giorni scorsi, sceglierà altri luoghi e altri modi: fa male a sottovalutarlo chi, nei mesi scorsi, ha per esempio trascurato la rabbia del popolo napoletano, forse perché parziale e numericamente isolata, che si era iscritto nell’esercito del reddito di cittadinanza.

Mancano, oltre alle autorità nazionali, anche gli stessi sfollati della Vela. Quelli del Comitato dicono che i residenti hanno cercato riparo all’ombra fuori dal parterre di migliaia di poltroncine che era stato predisposto. E gli sfollati, innanzitutto, non vogliono cerimonie, vogliono la sicurezza del ritorno collettivo in un alloggio che non sia occasionale.

Così la pietà, che un tempo era il perno delle relazioni tra le persone prima che con il divino, trova posto solo nelle parole dell’arcivescovo che officia la funzione, don Mimmo Battaglia. Che fa bene a elencare i nomi dei morti e di quelli che sono feriti, alcuni dei quali da quella notte la morte la stanno combattendo negli ospedali: “Piangiamo Roberto, Patrizia, Margherita e preghiamo per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata”. Anche lui cade però nella trappola della circostanza e parla di “tutta una città” che è lì ai funerali. Non è vero, Napoli non c’è, lo Stato solo con la sottosegretaria Castiello: le sedie sono vuote. E il milione del sindaco Gaetano Manfredi, 400 o 900 euro a famiglia, è una goccia nel mare dell’indifferenza sulla vicenda, che si accompagna oggi a parole che ancora inseguono soluzioni in strutture ricettive o religiose, e intanto tagliano corto con la speranza degli sfollati: “Non tutte le famiglie potranno tornare in quella Vela”.

Le cronache tv fotografano solo il “colore” della protesta di chi ha un modo di affrontare le cose differente da quello di italiani di altre regioni ove pure si sono contati morti e attese. Ma anche questo è un “crollo sociale”.


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