Attualità

Ustica chiama Bologna, due stragi collegate?

di Redazione -


di CARLO GIOVANARDI
Il 27 giugno del 1980 è esploso in volo nei cieli di Ustica il DC 9 Itavia Bologna Palermo provocando 81 vittime e il due agosto dello stesso anno una bomba ha fatto saltare in aria la stazione ferroviaria di Bologna con 85 vittime. Per quanto riguarda Ustica una sentenza passata in giudicato della Cassazione penale ha assolto perché il fatto non sussiste i Generali dell’Aeronautica accusati di alto tradimento, una perizia tecnica firmata nel processo dagli undici più importanti esperti aeronautici a livello mondiale ha accertato che l’esplosione di una bomba nella toilette di bordo ha provocato l’abbattimento dell’aereo mentre nelle motivazioni i giudici hanno negato nella maniera più assoluta che ci sia mai stata battaglia aerea o lancio di missili. Per questi motivi l’Associazione per la Verità su Ustica, presieduta dalle signore Giuliana Cavazza e Flavia Bartolucci, rispettivamente figlie di una delle vittime dell’esplosione e del Generale Lamberto Bartolucci, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero Erminio Amelio, che non ha tenuto conto dei documenti recentemente desecretati dal Governo che raccontano della drammatica escalation di minacce da parte palestinese dopo il sequestro dei missili terra aria ad Ortona nell’autunno del 1979 e l’arresto Abu Salek, referente dell’OLp a Bologna, culminata il mattino del 27 giugno del 1980 con l’allarme lanciato dal Colonnello Giovannone da Beirut che si era nella imminenza di un attentato.
Mentre su Ustica la sentenza è consolidata a Bologna è finito il processo di appello contro Guido Bellini, condannato per essere stato ritenuto complice per la bomba che ha fatto esplodere la stazione ferroviaria di quella città. In attesa della pronuncia definitiva della Cassazione su Bellini abbiamo però le sentenze definitive su chi è già stato condannato per aver collocato la bomba, ma anche una serie di interrogativi a cui non è mai stata data risposta. È stato giudizialmente accertato infatti che la notte del primo agosto 1980 il terrorista tedesco Thomas Kram, collaboratore del famigerato Carlos, terrorista venezuelano marxista-leninista e filo islamico, ha pernottato a Bologna, nel corso di un misterioso viaggio in Italia, mentendo poi ai magistrati su quanto fatto il due agosto, quando non si recò a Firenze, come dichiarato, ma si affrettò a raggiungere Carlos a Budapest. Lo stesso Kram all’inizio del 1980 si era incontrato con Bellini a Bologna. Ora è davvero curioso che la Magistratura di Bologna abbia archiviato nel 2015 l’indagine su Kram annotando che non esiste nessuna prova certa dell’esistenza del cosiddetto Lodo Moro, e cioè dell’accordo tra Italia e Palestinesi sulla possibilità per questi di far passare liberamente armi ed esplosivi attraverso l’Italia (per attaccare Israele) in cambio della garanzia di non commettere attentati sui nostri territori. La successiva pubblicazione voluta dai Governi Draghi e Meloni del carteggio Giovannone – Governo italiano del 1979/80 accerta, al di là di ogni ragionevole dubbio, il fondamento storico di tale accordo.
Non è il momento allora di chiudere le indagini, ma di andare a fondo per scoprire le responsabilità, dolose o colpose, dell’esplosione di quelle bombe, in un contesto nel quale terroristi europei e anche frange neofasciste evidentemente si incrociavano e si mischiavano con le componenti più estremiste dei palestinesi sostenute e finanziate dalla Libia.


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