Cultura & Spettacolo

Enrico Castiglione: “Porto Manon Lescaut a Taormina, un doppio debutto ci attende”

di Riccardo Manfredelli -


La migliore tradizione del melodramma italiano torna protagonista al Teatro Antico di Taormina: in scena il prossimo 30 luglio la “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini nell’allestimento firmato da Enrico Castiglione.

Castiglione, per lei questo è un ritorno. Accompagnato da quali sensazioni?
Sicuramente una grande emozione. Anche perché è ancora vivo in me il ricordo degli undici anni meravigliosi da direttore del “Taormina Arte”, con quell’insuperabile carnet di eventi che teneva insieme la lirica (con le messinscene della Medea, dell’Aida e della Tosca), la danza, e due delle sue stelle più luminose quali Alessandra Ferri e Roberto Bolle, e i concerti, Liza Minnelli ci dedicò, se me lo sta chiedendo, una performance indimenticabile.
Perché ha scelto proprio la Manon Lescaut per il suo ritorno?
Perché era tra le poche opere di Puccini sulle quali non avevo ancora lavorato. Si tratta di un doppio debutto: per me, che la metto in scena per la prima volta in Italia, e per Taormina che non aveva mai visto allestita la Manon Lescaut dalla morte di Puccini cento anni fa. Il mio approccio all’opera, tiene insieme un certo rigore filologico, tant’è vero che la mia versione resta ambientata nel 1720, e alcune mie suggestioni: per esempio, scenicamente, tutto avviene su di una piattaforma chiusa da imponentissimi grate. Una prigione, perché la stessa protagonista vive una costante condizione di prigionia: è prigioniera di Geronte, ma anche sotto al giogo di una passione struggente per Des Grieux. A un certo punto sarà materialmente imprigionata con l’accusa di adulterio. Nel quarto atto le grate si abbasseranno gradualmente, a suggerire la libertà ritrovata che Manon, tuttavia, pagherà con la vita.
In cosa trova che sia attuale ancora oggi la Manon Lescaut?
E’ come chiedermi per quale motivo un quadro di Caravaggio è ancora attuale: i grandi capolavori trascendono l’idea del tempo. Si parla, però, di un amore malato. Di quelli di cui la cronaca contemporanea è, ahinoi, piena.
Il melodramma è costruito su un sistema di archetipi e sì, quelli di Puccini sono amori struggenti ma malati. Pensi anche alla Tosca: lei vorrebbe solo vivere in pace il suo amore per Cavaradossi, ma il barone Scarpia si intromette nel loro menage.
Proprio per Tosca, nel 2008, lei ha lavorato con Martina Serafin, che oggi torna a dirigere nella Manon Lescaut.
Il fatto di essere direttore del Taormina Opera Festival, mi ha permesso di scegliere e i migliori professionisti internazionali. La Serafin, ma anche Kristian Benedikt che è perfetto per il ruolo di Des Grieux e, per la direzione musicale, uno dei massimi esperti della materia “pucciniana”, Dejan Savic. Nella scelta del cast sono stato guidato anche da una certa “attitudine” cinematografica: riprenderò lo spettacolo con 12 camere.
Che stagione del suo percorso artistico apre la Manon Lescaut?
Con il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, stiamo già ragionando sulla possibilità di alcune repliche il prossimo anno, sempre a luglio. Valuteremo anche nuovi allestimenti.Però sono contento, è anzi uno dei motivi che mi hanno spinto verso questa avventura, che mi sia stata garantita la possibilità di fare le prove giorni prima già in teatro. Prima era a dir poco ridicolo vedere delle compagnie andare in scena la sera stessa del loro arrivo.


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