PRIMA PAGINA-Carceri, iniziamo a liberare gli innocenti. Intervista a Ivan Scalfarotto
Un invito generalizzato “a leggere la lettera che i detenuti di Brescia hanno inviato al Presidente Mattarella e a chiedersi se quanto rappresentato è degno di un Paese civile”. A rivolgerlo è Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva e componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, con il quale abbiamo parlato del dramma sovraffollamento nei penitenziari, del tragico fenomeno dei suicidi nelle carceri e del settore della giustizia in generale.
Senatore, come mai l’opposizione ha protestato fino ad abbandonare i lavori sul decreto Carceri?
“La situazione nelle nostre carceri è al di là di ogni tollerabilità e civiltà giuridica. Nel solo 2024 siamo già arrivati a 58 suicidi tra i detenuti, 6 tra gli agenti di polizia penitenziaria, a un sovraffollamento medio del 130%. Su questi temi bisognava agire in uno stato di necessità e di urgenza; invece, il governo ha adottato un decreto che non prevede nulla per alleviare la situazione nell’immediato, ma che avrà degli effetti, se mai ne avrà, solamente in futuro”.
La maggioranza sostiene che questo provvedimento non nasce per contrastare fenomeni come il sovraffollamento o i suicidi in carcere, ma per un efficientamento del sistema penitenziario.
“Allora non serviva un decreto, bastava un disegno di legge. Se si ritiene di non dover fare nulla di urgente, perché avvalersi di un decreto? Eppure, un’urgenza c’è, perché oggi siamo in una situazione identica a quella che nel 2013 portò alla sentenza Torreggiani. I numeri resi noti da Antigone sono incredibili, i suicidi in carcere hanno riguardato addirittura ragazzi di 20 anni e un uomo di 81. Cosa ci faceva un uomo di 81 anni in prigione? La stessa associazione dice che un terzo delle carceri non assicura tre metri quadrati di spazio per persona. I nostri detenuti hanno meno spazio di quello destinato ai suini nelle porcilaie. Quando il sottosegretario Del Mastro manifesta contrarietà rispetto a tutto ciò che – come ha recentemente dichiarato – fa venir meno il principio della certezza della pena, dimentica che nessuno condanna il reo alla perdita della dignità. I detenuti perdono la libertà personale, ma questo non significa che sono stati condannati a vivere in condizioni disumane”.
Tra le cause del sovraffollamento c’è anche la custodia cautelare in carcere.
“Certo, un terzo dei nostri detenuti sono a norma di Costituzione ancora tecnicamente innocenti, dato che nel nostro ordinamento si è innocenti fino alla sentenza definitiva. A questi vanno poi aggiunte tutte le persone detenute perché tossicodipendenti, quelle affette da patologie psichiatriche e quelle senza fissa dimora. C’è poi il problema del sovraffollamento degli istituti penali minorili dove la situazione si è aggravata con il decreto Caivano. In generale, questo governo ha introdotto nuovi reati e aumenti di pena, spesso attraverso decreti legge, quindi senza un adeguato passaggio parlamentare. Non si può rispondere a tutte le emergenze attraverso nuove norme penali. Ricordo che sono stati introdotti due reati universali, quello sugli scafisti e quello, ormai in via di approvazione sulla gestazione per altri”.
Da Forza Italia ci sono state diverse proposte per introdurre pene alternative. Come mai questa linea non fa breccia?
“La maggioranza su questi temi è spaccata, ci sono due anime che fanno molta fatica a ricomporsi. Si è scelto un uomo dal passato garantista, Carlo Nordio, come ministro della Giustizia, ma la parte garantista della maggioranza non tocca palla. Tant’è che i lodevoli tentativi del collega Zanettin, garantista a tutto tondo, sul decreto Carceri sono stati respinti. E se c’è stata una negoziazione interna per cercare di gestire Forza Italia, non si è invece avuta la responsabilità di coinvolgere l’opposizione”.
Il governo ha varato una riforma della Giustizia con cui si prevede anche la separazione delle carriere dei magistrati. In clima prevede si discuterà di questo provvedimento in Parlamento?
“Si tratta di una riforma costituzionale che è stata posta in coda al premierato. Se per aprire il capitolo separazione delle carriere dobbiamo attendere le quattro letture del premierato la legislatura finirà prima che se ne possa parlare. É una riforma rispetto alla quale noi siamo favorevoli, perché è coerente con la Costituzione che mette difesa e accusa sullo stesso piano davanti a un giudice terzo. Non è un attacco alla democrazia o alla magistratura, è nella logica del processo accusatorio”.
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