PRIMA PAGINA-Carceri, è scontro. Il piano del governo
Mentre la commissione Giustizia del Senato è alle prese con l’esame del decreto Carceri e alla Camera, tra le proteste dell’opposizione, è stata approvata la richiesta di rinvio della proposta di Giachetti sulla liberazione anticipata, sul tema è intervenuto anche il Presidente della Repubblica. Nel corso del suo intervento in occasione della cerimonia del Ventaglio, il Capo dello Stato ha infatti ricordato che “il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale”. Il Presidente Mattarella ha fatto riferimento anche alle “decine di suicidi, in poco più di sei mesi, quest’anno” avvenuti nelle carceri. Una questione che rappresenta un nuovo terreno di scontro politico, culminato con l’abbandono dei lavori da parte dell’opposizione. Come spiega a L’identità il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, “davanti alla tragedia che si sta consumando nelle nostre carceri, il governo ha adottato un decreto legge che non incide in nessun modo e ha per di più rifiutato ogni collaborazione con le opposizioni, dimostrando un atteggiamento di chiusura e di cinismo. Come opposizioni non ci siamo sentiti di condividere la responsabilità non solo politica, ma anche morale, dell’inazione della maggioranza e del governo davanti ai 58 suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno, ai sei agenti della polizia penitenziaria che si sono tolti la vita, a un sovraffollamento che ha superato ogni limite di tollerabilità e a condizioni di detenzione che non hanno più nulla di dignitoso né di umano. Abbiamo dunque deciso di abbandonare i lavori della commissione Giustizia e di lasciare che maggioranza e governo approvassero da soli un provvedimento che non è solo inefficace ma, data la situazione, dannoso”. Dalla maggioranza, invece, la senatrice della Lega Erika Stefani ci dice nel corso di un colloquio che il decreto in questione era un “provvedimento abbastanza ‘facile’ ma è stato caricato strumentalmente dall’opposizione in merito alla questione dei suicidi in carcere. Il decreto, però, non è nato per affrontare questo problema, ma per facilitare alcune misure sulla liberazione anticipata, un istituto che prevede uno sconto di pena di 45 giorni ogni 6 mesi nei casi di partecipazione a opera di rieducazione e sulle assunzioni del personale di polizia penitenziaria per porre rimedio a delle problematiche relative all’organico. Un tema molto importante è poi quello delle strutture per il reinserimento sociale dei detenuti, rispetto al quale è stata prevista una delega per prevedere un registro di queste strutture, un sistema di formazione e alcune modalità di vigilanza, così da fare ordine. Non era dunque questa la sede per affrontare il tema dei suicidi in carcere, un problema certamente serio che va però affrontato nel modo giusto perché ogni suicidio ha la sua storia, non tutti si verificano a causa del sovraffollamento e di certo non si risolve con la sola liberazione anticipata”. Eppure, quello del sovraffollamento è comunque un tema importante. “È dal 2013 che sono in commissione Giustizia – ricorda la senatrice Stefani – e si parla del tema del sovraffollamento a seguito della famosa sentenza Torreggiani. Durante la legislatura 2013-2018, con i governi della sinistra, i provvedimenti svuota-carceri per limitare la popolazione carceraria, dalla liberazione anticipata, alle pene alternative, alla messa alla prova, non hanno comportato alcun risultato definitivo sul fronte del sovraffollamento. Per risolvere questo problema, bisogna intervenire con l’edilizia penitenziaria, ma anche sulla custodia cautelare in carcere che vede in custodia soggetti non condannati”. Sul sovraffollamento ha un’incidenza importante anche l’alto numero di detenuti stranieri. “L’impatto è elevato, al gennaio 2024 – chiarisce la capogruppo della Lega in commissione Giustizia a Palazzo Madama – il 26% della popolazione carceraria è extracomunitaria. Una delle possibilità è quella di fare affrontare la pena nei paesi di origine, ma questo comporta accordi internazionali non facili con le autorità straniere, anche perché la questione riguarda il tema dei diritti che non sono ovunque gli stessi, ma anche il costo della detenzione all’estero che dovrebbe essere pagata dallo Stato italiano. È un percorso molto laborioso”.
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