La morte del regista Piscicelli: il suo “Le occasioni di Rosa” raccontò la Napoli degli anni ’80
Il regista e sceneggiatore Salvatore Piscicelli, precursore della nuova scuola cinematografica napoletana, è morto a Roma all’età di 76 anni. Nato a Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli, si distinse come autore di drammi sociali radicati nel tessuto della città di Napoli caratterizzati da forte autenticità, scritti insieme alla moglie Carla Apuzzo, toccanti e scabrosi nei contenuti, coerenti nello stile registico, per alcuni precursore di una “scuola napoletana” poi affermatasi nella narrazione di temi sociali. Nel 1980 aveva vinto il Pardo d’argento al Festival di Locarno con “Immacolata e Concetta ‒ L’altra gelosia”. Storia tragica di un amore lesbico nato in carcere, il primo film di Piscicelli venne realizzato in presa diretta in dialetto napoletano e suggestivamente interpretato da Ida Di Benedetto (insieme a Marina Suma, una delle ‘muse’ del regista).
Con “Le occasioni di Rosa” (1981) il regista racconta una Napoli industriale e grigia attraverso le vicende di una giovane coppia che usa la prostituzione per sopravvivere. Il malinconico “Blues metropolitano” (1985), sostenuto dalla musica di Pino Daniele, mescola il problema della tossicodipendenza alla durezza dell’ambiente musicale in un intreccio di tradimenti sessuali. “Regina” (1987) è una storia narrata in bianco e nero di un’attrice teatrale fallita e isterica (Ida Di Benedetto), con la velleità dell’emancipazione, che intavola una relazione sfibrante con un giovane romano, attore di fotoromanzi pornografici (Fabrizio Bentivoglio). Il successivo “Baby gang” (1992), con attori non professionisti, ritrae un giorno della vita di Luca, uno scugnizzo di nove anni che deve procurarsi una dose per il fratello tossicodipendente.
Negli anni, l’urgenza sociale del degrado morale e sentimentale dei personaggi, con la perdita del baricentro napoletano e la messa a fuoco dell’insoddisfazione borghese, si manifesta con “Il corpo dell’anima” (1999), imperniato sulla figura di uno sceneggiatore decaduto e voyeurista (Roberto Herlitzka) che vive una relazione erotica con la sua provocante cameriera. Con “Quartetto” (2001), girato secondo le regole del manifesto di Dogma 95, il regista ha sperimentato una forma visiva ibrida, che allude alla webcam da computer usata dalle giovani amiche protagoniste, quattro attrici dalla storia familiare disastrata in cerca di emozioni attraverso il sesso o la droga, ed esprime con una certa sua peculiare forza lo sbandamento dell’ultima generazione. Nel 2003 ha realizzato il drammatico “Alla fine della notte”, interpretato da Ennio Fantastichini e da Ida Di Benedetto. Il suo ultimo film è stato “Vita segreta di Maria Capasso” (2019).
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