Esteri

Raid israeliano nel campo profughi Nuseirat: almeno 25 morti

di Eleonora Ciaffoloni -


Almeno 25 persone sono state uccise a causa dei raid israeliani lanciati nelle prime ore di questa mattina nella Striscia di Gaza e nel campo profughi di Nuseirat.

A riportarlo è Al Jazeera: almeno cinque persone sono morte in seguito a un attacco nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City, situato nella parte nord della città; altre quattro persone, tra cui due bambini, sono rimaste uccise in un attacco a Jabalia, sempre nel nord della Striscia di Gaza. Nel campo profughi di Bureij, al centro della Striscia, almeno tre persone hanno perso la vita a causa di un altro attacco aereo. Quattro persone sono state uccise dai raid anche nel campo profughi di Nuseirat, situato anch’esso al centro della Striscia, mentre altre otto hanno perso la vita in un ulteriore attacco nello stesso campo profughi. Infine, una persona è morta a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, in un attacco condotto con droni.

Durante la notte, riporta la tv con sede in Qatar, i caccia israeliani hanno colpito anche i depositi di armi di Hezbollah a Tayr Harfa e Blida, nel sud del Libano, come reso noto dalle Forze armate israeliane. L’agenzia di stampa nazionale libanese (NNA) ha riferito che il raid a Tayr Harfa ha provocato un incendio in un edificio, aggiungendo ulteriore tensione alla già critica situazione nella regione.

Un attacco che arriva poche ore dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, che ha dichiarato illegale l’occupazione decennale di Israele. Una decisione che la Presidenza palestinese ha definito “un trionfo della giustizia”. La decisione della Corte, inoltre, richiede a Israele di terminare l’occupazione, ritirarsi immediatamente dai territori palestinesi, cessare tutte le attività di insediamento, evacuare i coloni e risarcire i danni materiali e morali subiti dagli individui nei territori palestinesi occupati.

La reazione di Israele è stata furiosa, anche se la decisione dell’Aja non comporta una modifica della politica dello stato ebraico. “Il popolo ebraico non è conquistatore nella propria terra, né nella nostra eterna capitale Gerusalemme, né nella terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria,” ha dichiarato Netanyahu, riferendosi al nome israeliano della Cisgiordania. Di fatto, Israele ha scelto di negare l’esistenza del problema, affermando che “la Cisgiordania è parte di Israele” e deve essere interamente integrata.


Torna alle notizie in home