Attualità

Giovanni Toti “ostaggio” ai domiciliari: il riscatto si paga con le dimissioni

di Rita Cavallaro -


Una nuova misura cautelare, per cingere in una morsa ancora più stretta Giovanni Toti e costringerlo alle dimissioni dalla presidenza della Regione Liguria. Ieri il governatore, ai domiciliari dal 7 maggio scorso, è stato colpito da una nuova ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla stessa gip, Paola Faggioni, che lo tiene ostaggio nella casa di Ameglia dalla campagna elettorale per le Europee. Alle accuse di corruzione, per alcuni finanziamenti leciti messi a bilancio del Comitato Toti ma considerati il pagamento per favori concessi all’imprenditore Aldo Spinelli, ieri il presidente della Liguria è stato raggiunto da una nuova ordinanza, richiesta dalla Procura di Genova, in cui i magistrati contestano a Toti la violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Insieme al governatore sono indagati nello stesso procedimento il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, l’ex vertice di Esselunga, Francesco Moncada, e Maurizio Rossi, ex senatore ed editore di Primocanale. Al centro del supplemento di indagine la questione, già contenuta nella prima ordinanza, riguardante l’interessamento di Toti per l’apertura del nuovo supermercato di Sestri Ponente, il cui iter era bloccato a causa di alcuni pareri negativi degli uffici regionali. Secondo i pm di Genova, il governatore avrebbe ricevuto in cambio dei favori una serie di spot durante la campagna elettorale per il candidato sindaco Marco Bucci, che sarebbero stati finanziati in maniera occulta da Esselunga e proiettati sul maxischermo della centralissima Terrazza Colombo, controllata da Rossi. L’escamotage per nascondere quel finanziamento illecito, secondo il gip, sarebbe consistito nella stipula di un contratto tra l’emittente di Rossi con il Comitato Giovanni Toti Liguria per 5mila euro, in modo da poter mettere a bilancio la copertura formale dei passaggi pubblicitari a favore del candidato sindaco. Ma anziché i 500 previsti dal contratto, Rossi avrebbe trasmesso 6.065 spot, per un valore di circa 60mila euro, offerti da Esselunga “a titolo di finanziamento occulto”. E qualora ci fosse stato un controllo, l’editore avrebbe addossato la colpa a un “programmatore veramente stupido”, assicurava Rossi, “uno che fa la programmazione che la sbaglia regolarmente”, precisava. “Dobbiamo dormire tutti tra due cuscini”, rispondeva Moncada. C’è inoltre un contratto da 50mila euro per l’utilizzo delle insegne di Esselunga sulla sommità di Terrazza Colombo per un valore di 180 mila euro. Per i pm, l’accordo avrebbe portato allo sblocco della pratica sull’apertura dell’Esselunga di Sestri Ponente, sulla quale mancava il parere della difesa del suolo. Le resistenze, sempre secondo le contestazioni, si sarebbero risolte, con il parere favorevole dell’Ufficio Regionale preposto, grazie agli interessamenti di Toti e Cozzani, Alla luce delle ulteriori contestazioni, il gip è tornata sul solito pericolo di reiterazione del reato perché Toti si ostina a non dimettersi e “continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti”, si legge. Per il giudice gli ultimi sviluppi investigativi “rendono nuovamente attuali anche le esigenze cautelari stante il pericolo di inquinamento probatorio in ragione del pericolo che l’indagato, ove non sottoposto ad alcun vincolo cautelare, si ponga in contatto con altri indagati per elaborare una strategia comune o che, sfruttando l’influenza derivante dalle funzioni svolte, contatti altre persone in grado di fornire circostanze utili ai fini di una conveniente ricostruzione delle nuove condotte criminose emerse”. Ancora domiciliari dunque e l’annullamento del colloquio autorizzato per oggi con il vice premier Matteo Salvini. Sempre per oggi è previsto il nuovo interrogatorio di garanzia di Toti, che avverrà in videocollegamento dalla casa in cui è recluso ad Ameglia. Intanto uno spiraglio per Toti si apre sul fronte del Csm: il comitato di presidenza, su richiesta delle due consigliere laiche Claudia Eccher e Isabella Bertolini, ha aperto una pratica disciplinare per per valutare l’operato del Riesame.


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