Boraso e il “bonus da 200 mila”, “Causa al Comune da 10 milioni”
Gli unici a finire in cella nell’inchiesta per corruzione che scuote i palazzi del potere veneziano con 23 persone indagate (di cui 7 ai domiciliari e 14 a piede libero, tra imprenditori, manager e funzionari pubblici), sono Renato Boraso (nella foto), assessore alla Mobilità del Comune, e l’imprenditore Fabrizio Ormenese di Jesolo. L’accordo illecito, scrivono i Pm, è cristallizzato dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza firmata dal Gip Alberto Scaramuzza con cui sono stati sequestrati denaro e beni per 2 milioni di euro. “Ascoltami – promette il 59enne Ormenese parlando con Boraso, potente assessore di Luigi Brugnaro – quando è a posto con l’operazione, siccome tu mi hai dato una mano su tutto, io ti faccio un bonus da 200 mila euro. Non ti ho detto niente. Tu non sai niente”. Nel vortice di presunte tangenti, consulenze e corruzione a Cà Farsetti, municipio al centro dello scandalo, questa conversazione per il Procuratore Bruno Cherchi affresca l’intreccio perverso tra affari e politica che fa vacillare la giunta. Il sindaco, che è indagato a piede libero per corruzione ma è convinto di dimostrare l’innocenza per la vicenda dell’area Pili comprata per 5 milioni e che avrebbe dovuto passare di mano al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong per 150 milioni, ieri ha riunito la giunta a Mestre e la parola d’ordine è stata: “Si va avanti”. Fino a quando non si sa, perché il ciclone tra terreni e mazzette surriscalda il Consiglio comunale di ieri pomeriggio a cui Brugnaro non prende parte e durante il quale le opposizioni di centrosinistra chiedono le sue dimissioni. Nel frattempo, dalle carte giudiziarie emerge il presunto sistema oliato dal 55enne Boraso con l’emissione di fatture per consulenze con proprie società o che a lui facevano riferimento, e che per l’accusa sono fittizie perché hanno camuffato tangenti. Sono 11 episodi in cui l’assessore avrebbe fatto mercimonio della funzione pubblica. Come nella vicenda in cui Boraso parla con l’imprenditore Ormenese della vendita di un terreno all’immobiliare Venezia per la quale l’assessore avrebbe ottenuto 40 mila euro con una fattura come consulente. Questa confusione tra ruolo pubblico e privato è testimoniata dall’intercettazione per la costruzione di un parcheggio all’aeroporto di Tessera dalla società Park 4.0 e oggetto di un contenzioso davanti al Tar. “Bisogna fare una causa di 10 milioni di euro di danni al Comune, che ci ha preso per il c… come ho sempre detto”, afferma Boraso parlando con una persona. Il Gip osserva che “Boraso riteneva che la causa milionaria al Comune debba essere intentata come strumento di pressione da utilizzare nei confronti del Tar”. Tant’è che l’assessore conviene: “Così qualcuno andrà a parlare direttamente col presidente del Tar”. Ma il 17 marzo 2023 Brugn fa una sfuriata al suo assessore: “Tu non mi ascolti, te lo posso dire? Tu non m i ascolti”. Il colloquio captato dalla Finanza è negli uffici comunali del Tronchetto. I militari da oltre un anno hanno messo un trojan nel telefonino di Boraso e così ascoltano Brugnaro che lo incenerisce: “Tu non capisci un cazzo. Mi stanno chiedendo che tu domandi soldi. Tu non ti rendi conto, rischi troppo…tu non mi stai ascoltando”. Boraso pensa che basti cambiare apparecchio. Il sindaco lo gela: “Ma non è il telefono…ti hanno messo gli occhi addosso, sta attento a ste robe qua. Devi estirparla”. Perché il sindaco non rimuove Boraso, chiedono le opposizioni? A innescare dieci anni dopo la grande retata del Mose, il nuovo affaire veneto ci pensa il consulente Claudio Vanin che fa esplodere il caso delle aree d’oro. Da palazzo Papadopoli, che per i Pm sarebbe stato svenduto a 10,7 milioni a Kwong (ma l’asta a 14 milioni era andata deserta) da cui Boraso ha ottenuto una consulenza da 73.200 mila euro all’appalto vinto dalla Tecnofon srl per l’efficientamento dei palazzi comunali con una consulenza da 10 mila euro e il versamento del 4% annuo dell’importo delle gare, l’assessore Boraso avrebbe dettato le regole che gli hanno schiuso le porte del carcere.
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