Politica

Stangata del tribunale: “Via gli omissis dai contratti sui vaccini”

di Giovanni Vasso -


Contratti, vaccini e una sentenza che ha come l’effetto di una tegola in testa a Ursula von der Leyen proprio mentre, nell’aula dell’Europarlamento, si decideva del suo destino politico. Il tribunale di primo grado della Corte europea di Giustizia, con sede in Lussemburgo, ha accusato la Commissione, presieduta proprio dalla von der Leyen, di non essere stata abbastanza trasparente sulla vicenda legata ai contratti per le forniture di vaccini anti-Covid al tempo della pandemia tra il 2020 e il 2021. Un affare, complessivamente, da 2,7 miliardi di euro. Immediatamente sborsati per accaparrarsi al più presto le dosi di vaccino. L’esecutivo comunitario aveva scelto di oscurare alcune sezioni dei contratti sottoscritti da Bruxelles e alcune delle case farmaceutiche produttrici, da Pfizer a Johnson e Johnson passando per Astrazeneca. Tanto riserbo, ai magistrati lussemburghesi, non è parso però opportuno. Ci sono in particolare due aspetti della vicenda al centro delle sentenze. Il primo riguarda le clausole “oscurate” riguardo all’indennizzo, che avrebbero esonerato o comunque limitato la responsabilità dei produttori in caso di difettosità dei vaccini. Una scelta, in sé, deplorata dai magistrati del tribunale secondo cui il produttore è sempre responsabile dei danni cagionati a terzi dai difetti di quanto mette sul mercato e che questa responsabilità non può essere né soppressa né limitata ai sensi della direttiva Cee 374 del 1985. C’è poi il secondo ambito che riguarda l’identità di chi s’è seduto al tavolo per negoziare la trattativa tra Ue e case farmaceutiche. La Commissione ha apposto il diritto alla privacy e alla tutela della “vita privata” dei negoziatori, coprendo con un omissis i loro nomi. Il tribunale, invece, ritiene che è di interesse pubblico conoscere l’identità, nomi, professioni e ruoli, di chi ha lavorato per la conclusione dell’accordo. Insomma, ha ritenuto fondate alcune delle più pregnanti motivazioni contenute nei ricorsi presentati da cittadini ed europarlamentari, tra cui la francese Michéle Rivasi, oggi deceduta, e l’olandese Kim van Sparrentak (entrambe dei Verdi) che si erano ritrovati in mano delle carte “oscurate” nei punti salienti dei contratti. In pratica occorreva e occorre capire se ci sia stato un conflitto di interesse. Una circostanza nemmeno troppo scolastica considerando che il marito della presidente della Commissione Ue, già direttore medico di un’azienda collaboratrice di Pfizer, era già finito nel mirino di un’interrogazione parlamentare firmata, all’epoca, dagli eurodeputati Francesca Donato, Ivan Vilibor Sinčić, Sylvia Limmer, Marcel de Graaff, Christine Anderson, Cristian Terheş, Virginie Joron nel novembre del 2022. Il tutto a distanza di qualche mese dall’esplosione del caso Pfizergate con le rivelazioni del New York Times sulla vicenda dei messaggi che sarebbero intercorsi tra l’ad di Pfizer Albert Bourla e la stessa presidente von der Leyen e che non sarebbero mai stati resi pubblici.

La Commissione ha incassato il colpo, ha sostanzialmente perduto là dove contava vincere, e per di più dovrà pure rifondere le spese legali ai ricorrenti. Ma Bruxelles non ha intenzione di cedere di un millimetro. L’esecutivo sta vagliando “le opzioni legali” e difende le sue scelte. Di allora come di oggi. Sostengono che non tutto sia perduto e che già in passato la Corte di Giustizia europea ha deciso di riconoscere la necessità di tutelare gli interessi commerciali di un partner contrattuale. Ha ribadito, inoltre, che il suo ruolo è stato fedele al mandato di garantire l’assenza di qualsiasi conflitto di interessi, ha rivendicato a sé il dovere di proteggere la privacy di collaboratori e interlocutori.

Il caso, chiaramente, è finito per rinfocolare la polemica. A cominciare dall’opposizione dei Patrioti. . Il capodelegazione leghista a Strasburgo, Paolo Borchia, tuona parole di fuoco: “ Ursula von der Leyen dia finalmente risposte e paghi per le irregolarità emerse sul cosiddetto Pfizergate. Oggi, secondo il Tribunale Ue, i contratti sottoscritti dalla Commissione europea per l’acquisto di vaccini contro il Covid-19 contengono delle anomalie: i giudici europei hanno, infatti, annullato le decisioni di Bruxelles di mantenere il segreto su diverse sezioni degli accordi con le case farmaceutiche. ‘Clausole su indennizzi e nomi dei negoziatori vanno resi pubblici’. Ma non è tutto: “Smascherate dunque molte delle ambiguità legate a una questione delicatissima e importante sulla quale, come Lega, da tempo chiediamo chiarimenti. Trasparenza e integrità devono essere valori imprescindibili delle istituzioni, con la sentenza di oggi si delinea con chiarezza che ci avevamo visto lungo, nel sollevare dubbi sulla vicenda. La presidente von der Leyen e coloro i quali hanno partecipato a questa trattativa, sono chiamati a rispondere delle proprie azioni senza alcuna remissione e dare conto di cosa hanno nascosto ai cittadini europei”.


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