Inchiesta Venezia: indagato anche Brugnaro, il perché dell’arresto di Boraso
Anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è indagato nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Venezia che martedì ha portato all’arresto del suo assessore Renato Boraso. La vicenda che coinvolge Brugnaro riguarda le trattative con l’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching per l’area dei “Pili” alle porte di Venezia, di proprietà dello stesso Brugnaro, e il blind trust che gestisce il patrimonio che il sindaco creò quando venne eletto.
Immediata e risentita la reazione di Brugnaro – finito ora nel mirino delle forze di opposizione, la capogruppo dei %S in Regione, Erika Baldin, ne chiede le dimissioni -: “Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici. Per entrare nel merito, l’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte”. Così il sindaco di Venezia nel commentare la ricezione dell’avviso di garanzia.
“Quella, come noto, è un’area già edificabile da prima della mia Amministrazione e mai ho pensato – spiega il sindaco – , né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature. Stessa cosa riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni”.
Intanto, gli inquirenti, hanno spiegato anche la gravità della misura cautelare inflitta a Boraso. L’arresto dell’assessore alla mobilità di Venezia Renato Boraso si è reso necessario “perché era emerso che negli ultimi tempi stava cercando di eliminare documenti importanti per l’indagine”. Lo ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi durate la conferenza stampa in merito all’operazione anticorruzione che sta terremotando l’amministrazione veneziana. L’indagine, oltre all’assessore, ha portato alla custodia cautelare in carcere anche per l’imprenditore Fabrizio Ormenese, ed è partita da un esposto del 2021, ma l’attività investigativa vera e propria è stata avviata nella primavera dell’anno successivo.
Al centro dell’indagine, i rapporti dell’amministrazione comunale con l’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching, all’epoca in cui Boraso era assessore al patrimonio e una delle accuse è quella di aver svenduto palazzo Poerio Papadopoli all’imprenditore per 10 milioni di euro, quando il suo valore stimato era di 14. Secondo gli investigatori, per l’operazione l’assessore si sarebbe fatto pagare circa 73mila euro tramite false consulenze.
Oltre al sindaco Brugnaro per la questione dello sviluppo dei Pili, nell’inchiesta di Venezia che ha condotto Boraso in carcere sono indagati anche il suo capo di gabinetto e direttore generale del Comune Morris Ceron e il vicecapo di gabinetto Derek Donadini, il direttore generale di Actv Avm Giovanni Seno (anche per lui era stato chiesto l’arresto respinto dal gip), e Luis Lotti, il manager italiano dell’imprenditore di Singapore. Ammonta a 2 milioni di euro la somma sottoposta a sequestro preventivo.
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