Luigi Brugnaro indagato per concorso in corruzione
Scandalo politico al Comune di Venezia. Il sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro, è ufficialmente indagato nell’ambito di una indagine, partita nel 2021, che ha già fatto finire in manette l’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso, e vede coinvolte altre 18 persone. Oltre al sindaco risultano indagati anche il suo capo di gabinetto e direttore generale del Comune, Morris Ceron, nonché il vicecapo di gabinetto, Derek Donadini. Brugnaro sarebbe coinvolto nella trattativa di vendita all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell’area dei “Pili”, che si affaccia sulla laguna di Venezia e che ha portato gli inquirenti a mettere sotto la lente di osservazione proprio il blind trust che gestisce il patrimonio del primo cittadino del capoluogo veneto. L’area dei Pili, all’imbocco del ponte che collega Mestre a Venezia, è una zona di laguna fortemente inquinata dalle lavorazioni di Marghera. Venne acquistata nel 2006 da Brugnaro, per circa 5 milioni di euro. Successivamente però, con Brugnaro già sindaco, la zona dei Pili è entrata nel nuovo Piano comunale urbano di Mobilità Sostenibile come potenziale insediamento di un terminal intermodale e del nuovo palazzetto dello sport. Progetti che ne avrebbero notevolmente aumentato il valore. Eletto a Ca’ Farsetti, nel 2017 tutte le partecipazioni immobiliari e società, prima controllate direttamente da Brugnaro, sono finite in un blind trust newyorkese. Proprio sui meccanismi del blind trust sta indagando la Guardia di Finanza. E come ulteriore misura investigativa, le Fiamme Gialle hanno sottoposto a perquisizione anche l’abitazione del sindaco. “Sono esterrefatto”, ha dichiarato Brugnaro, “in cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici a seguito della ricezione di un avviso di garanzia”. Riferendosi poi direttamente all’indagine, il primo cittadino ha aggiunto: “L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com’è noto, ed ho spiegato pubblicamente, quella è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione”. All’assessore Boraso, arrestato nel corso dell’operazione, sono state attribuite le accuse di corruzione, riciclaggio e falsa fatturazione sulla scorta di un esposto relativo all’uso di alcuni terreni della periferia di Venezia che ha dato il via alle indagini. Proprio a seguito della segnalazione, il procuratore capo, Bruno Cherchi, secondo quello che lui stesso ha riferito, ha fatto scattare ulteriori indagini, nel 2022. L’attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso. “Abbiamo iniziato con le intercettazioni”, ha detto Cherchi, “per poi passare ai riscontri documentali grazie all’attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l’indagine. Stamane (ieri, ndr) con ordinanza del gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti”. Due le ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette quelle agli arresti domiciliari che sono state eseguite dai militari della Guardia di Finanza di Venezia, agli ordini del colonnello Fabio Dametto, riguardanti l’indagine per gli appalti e la pubblica amministrazione. Oltre all’assessore alla Mobilità, è finito in manette anche un imprenditore edile, Fabrizio Ormenese, mentre i domiciliari sono stati inflitti ad alcuni funzionari comunali e di partecipate pubbliche, tra cui l’azienda dei trasporti Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici. Tra gli avvisi di garanzia anche quello al direttore generale dell’Actv, Giovanni Seno, e al responsabile del settore appalti, Fabio Cacco. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte.
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