epa11480977 Hungarian Finance Minister Mihaly Varga addresses the media as he arrives to attend the Economic and Financial Affairs Council meeting in the European Council in Brussels, Belgium, 16 July 2024. The Council's agenda highlights include the presentation of the Hungarian presidency programme, as well as the economic and financial impact of Russia's aggression against Ukraine. EPA/OLIVIER MATTHYS
Tutto come previsto: l’Ecofin s’è trasformato in un tiro al bersaglio nei confronti della presidenza tenuta dall’Ungheria. Che, a un certo punto, ha sbottato. E lo ha fatto nella persona del ministro magiaro all’Economia, Mihaly Varga, che in conferenza stampa ha evocato il fantasma dell’Unione Sovietica: “Non siamo nell’Urss, dove c’è un solo parere e gli altri si devono allineare: qui si devono tenere dibattiti veri per arrivare al consenso su posizioni comuni”. Varga, che ha assunto la presidenza della riunione, è stato letteralmente travolto dalle critiche dei suoi stessi colleghi. In prima battuta sul tema legato al sostegno all’Ucraina. A Bruxelles non sono andate giù le missioni di Orban in giro per il mondo, prima Kiev, poi Mosca, quindi Pechino e infine la capatina a Mar-a-Lago da Donald Trump. Ancor di più, ha fatto storcere il naso il fatto che Kiev e l’Ucraina non fossero state debitamente menzionate nei sette punti che la presidenza magiara si è posta: dal contrasto all’immigrazione all’allargamento dell’Unione sulla base della “meritocrazia”, passando per la riforma delle politiche agricole, un nuovo patto di competitività e una nuova politica di coesione, fino ad arrivare alla sfida demografica e alle politiche di difesa per fare dell’Ue un “alleato affidabile”.
La Commissione Ue non ha fatto mistero di voler boicottare, apertamente, l’Ecofin informale di settembre. Decisione che farebbe il paio con quella dei ministri degli Esteri al prossimo summit di Budapest. Insomma, mentre l’Europa decide che le tasse vanno alzate e che i bilanci devono avere paletti più rigidi, mentre l’Europarlamento conferma Roberta Metsola in attesa che ciò avvenga anche per Ursula von der Leyen, cristallizzando le stesse posizioni che c’erano prima delle elezioni di giugno, si parla dell’eccessiva iniziativa dell’Ungheria accusata, peraltro, di non essere abbastanza “sensibile” nei confronti dell’Ucraina.
Un argomento che ha unito tutti, anche il ministro italiano all’Economia Giancarlo Giorgetti. Che ha sottolineato come “l’Unione europea dovrebbe restare impegnata assieme ai partner del G7 a provvedere supporto finanziario adeguato all’Ucraina”. L’intervento di Giorgetti non è stato, però, così critico come quello dei suoi colleghi: “Accogliamo positivamente le priorità strategiche delineate dalla presidenza attuale della Ue. Diamo il benvenuto alla proposta della presidenza sulla cruciale importanza delle politiche di coesione. Supportiamo anche la proposta della presidenza per promuovere il dialogo sulle transizioni verdi e digitali”. Non solo nuove tecnologie, però: “Per l’Italia sarebbe cruciale rafforzare gli strumenti europei per ridurre i gap con i competitori internazionali. Ci dobbiamo focalizzare su settori innovativi preservando i settori tradizionali”. Dunque il titolare del Mef è entrato nello specifico: “Approfondire l’Unione economica e monetaria migliorerebbe l’attrattività delle nostre economie e la fiducia nel nostro settore finanziario. Consideriamo fondamentale attuare la riforma del Patto di stabilità e di crescita per promuovere finanze pubbliche sane e sostenibili”. Ultimo passaggio sul tema delle politiche fiscali: “Diamo il benvenuto all’impegno di affrontare le sfide dei nuovi modelli di business e al tempo stesso ribadiamo che sarebbe cruciale per l’Unione europea promuovere un’attuazione coerente con gli accordi internazionali con G20 e Ocse”.
Gli altri ministri sono andati giù molto più duri con Varga e la presidenza ungherese. La ministra svedese Elisabeth Svantesson ha bollato la girandola di viaggi di Orban come “un insulto all’Ucraina e ai 26 Paesi membri” mentre il ministro tedesco Christian Lindner ha parlato di “veri amici” che Budapest “dovrebbe conoscere” dal momento che “in Ucraina si combatte per i nostri valori”. Varga aveva riferito di essere pronto a parlare degli impatti economici e finanziari della guerra in Ucraina. Ma non sarebbe bastato dal momento che i colleghi si aspettavano di leggere tra i punti della presidenza un impegno più specifico a favore di Kiev.
L’unico a tendere la mano agli ungheresi è stato il primo ministro austriaco Karl Nehammer che ha assicurato la “presenza” degli austriaci a ogni summit affermando che Orban va “messo di fronte alle sue responsabilità” ma che “non dovrebbe esserci nessun boicottaggio”. Come, invece, ventilato dal portavoce della Commissione, Eric Mamer, che aveva annunciato il forfait di alcuni commissario Ue rispetto agli appuntamenti “ungheresi”.