Politica

PRIMA PAGINA-Il futuro del Paese e la storia in Comune. Intervista a Roberto Pella

di Giuseppe Ariola -


Roberto Pella è il nuovo presidente dell’Anci, nei cui organismi siede da circa 30 anni in funzione dei vari mandati ricoperti come sindaco di Valdengo, ma anche assessore a Biella, dove è stato anche presidente del Consiglio provinciale. Deputato di Forza Italia e ancora oggi primo cittadino, succede ad Antonio Decaro. “Sono particolarmente contento che i colleghi di tutti i partiti abbiano parlato di una scelta meritocratica. È per me motivo di grande orgoglio perché questa elezione riflette uno dei principi fondamentali dell’Anci: ogni sindaco rappresenta un voto, al di là della grandezza del comune che guida e del partito a cui appartiene”, ci dice.

Qual è la sfida che avverte come più grande?

“Rappresentare l’Anci significa rappresentare tutti i comuni italiani da Nord a Sud, da quello più grande a quello più piccolo, dai centri costieri a quelli montani. È chiaro che ciascuna di queste realtà ha le proprie peculiarità e problemi specifici. Intendo, dunque, portare avanti le varie sollecitazioni alle quali sarò chiamato a rispondere puntando innanzitutto su un dialogo proficuo con il governo. L’Anci ha in primo luogo il dovere di collaborare con tutte le altre istituzioni, così come il governo deve ascoltare le istanze che arrivano dai territori, perché come dice il Presidente Mattarella i sindaci sono la parte dello Stato più vicina ai cittadini e sono chiamati a dare loro risposte concrete. Anche su alcuni aspetti che possono sembrare banali. Basti pensare che in Italia ci sono quasi 5800 comuni con meno di 5 mila abitanti. In queste realtà sindaci e assessori, all’occorrenza, diventano netturbini, vigili, assistenti sociali, insomma, rappresentano un senso di polis, di aggregazione. La storia d’Italia è sempre stata rappresentata dai comuni e così continuerà a essere. Ecco perché vanno sostenuti”.

Lei si è battuto molto per i comuni durante la conversione dell’ultimo decreto Pnrr.

“Si, nell’interesse dell’Anci e dei territori. Grazie al Pnrr ai comuni sono state trasferite risorse per realizzare molte opere, dalle scuole alle strutture assistenziali. Adesso c’è bisogno di garantire una continuità di questi finanziamenti per favorire la gestione di quanto si è messo in piedi, dalle spese per le utenze a quelle per il personale. È giusto ammettere che tutti gli amministratori riconoscono al ministro Fitto di essere venuto incontro a tantissime richieste dei comuni che sono stati destinatari di 40 miliardi di euro. Dal canto loro, i comuni stanno dimostrando di essere al passo con i tempi stabiliti dal Pnrr nella realizzazione dei progetti e nella road map dettata dall’Europa. Significa che aver investito nei comuni è un elemento positivo, una dimostrazione in ottica futura che il Pnrr è replicabile, perché gli enti territoriali hanno saputo valorizzarlo. D’altronde, l’attenzione che il ministro ha dedicato ai comuni deriva certamente dalla sua esperienza politica che lo ha visto a lungo indossare i panni dell’amministratore il che lo ha reso un interlocutore eccezionale. Questo stesso tipo di rapporto deve regolare anche le relazioni tra comuni e regioni. I diversi livelli istituzionali devono interagire e collaborare nell’interesse dei cittadini”.

Tutti le riconoscono apertura al dialogo e al confronto.

“L’Anci deve sapere ascoltare, ma pure avere un dialogo con le diverse forze parlamentari, anche attraverso la partecipazione alle audizioni per sollecitare le proprie richieste su cui cercare la più ampia condivisione possibile. Penso alla prossima Manovra, che sarà certamente complessa. L’obiettivo sarà quello di essere dialoganti e di puntare su un confronto che deve partire dal presupposto che il bilancio dello Stato riguarda tutti e bisogna individuare il modo migliore per risolvere i problemi, sia diffusi che propri delle singole realtà locali. Credo sia questo il modo migliore per assicurare il giusto supporto ai comuni. In Parlamento riscontro la consapevolezza della necessità di sostenere i comuni, così come trovo molto concreta l’attenzione riservata dal governo in questi anni”.

Quali sono le maggiori criticità dei comuni, al di là degli aspetti finanziari?

“Oggi il 34% della popolazione italiana vive in aree metropolitane, a livello mondiale siamo al 50% e la prospettiva da qui al 2050 è che queste percentuali continuino a crescere.  L’Italia deve avere la forza di mantenere dei presidi territoriali nei piccoli comuni che rappresentano un centro nevralgico del Paese e sono realtà in grado di salvaguardare parti di territorio che se abbandonate produrrebbero un aumento dei rischi geologici che poi si riverserebbero inevitabilmente sulle grandi città. Senza contare che i centri più grandi sono arrivati a un numero di abitanti così alto che se aumentasse ancora determinerebbe l’invivibilità delle città”.


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