Economia

A conti fatti – Sarà una manovra anti-debito ma non lacrime e sangue

di Giovanni Vasso -


L’Italia deve lottare contro il suo nemico storico: il debito. Ce lo chiede l’Europa, con una procedura d’infrazione aperta. Ma per farlo, questa volta, non ci sarà bisogno di una manovra lacrime e sangue. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha promesso che la prossima manovra economica non vedrà aumentare le tasse a carico di imprese, cittadini e famiglie che, come ha registrato recentemente l’Istat, hanno già visto aumentare la pressione fiscale a loro carico fino al 37,1%. Gli interventi saranno tutti, o quasi, sulla razionalizzazione della spesa pubblica, sulla fine dei sussidi e dei contributi a pioggia. Inoltre si lavorerà per rendere più efficiente l’esazione fiscale. In pratica, la riforma dell’Erario promossa dal viceministro Maurizio Leo si troverà da subito di fronte un compito importante e strategico: far arrivare, con certezza, denari freschi nelle casse dello Stato. Un doppio obiettivo strategico, per dirla parafrasando un vecchio slogan politico, pagare tutti (le tasse) per pagare di meno.

“L’Ucraina pagherà tutti i suoi debiti”. Non l’ha detto il presidente Volodymyr Zelensky ma ne è convinta la portavoce del Fondo monetario internazionale Julie Kozack. Kiev ha ottenuto, dal Fmi, un prestito da 15,6 miliardi di dollari. La guerra non fa paura ai banchieri internazionali: “La nostra valutazione è che l’ Ucraina ha una capacità sufficiente per rimborsare il Fmi. Ciò è supportato sia dagli impegni politici assunti nell’ambito del programma per ripristinare la redditività esterna, sia dal fatto che l’ Ucraina beneficia di ulteriori garanzie fornite da un gruppo significativo di creditori e donatori per quanto riguarda gli importi attualmente in sospeso con il Fmi”.

L’Europa fa la guerra all’e-commerce cinese. Il dazio va di moda e la Commissione pensa di revocare il regime agevolato per cui non si impongono costi aggiuntivi sui beni di valore inferiore ai 150 euro. Sarebbero tre le piattaforme nel mirino: Shein e Temu (che hanno conquistato nel tempo una quota di mercato nell’abbigliamento importantissima) e AliExpress (che punta a far concorrenza, serratissima, ad Amazon). Secondo i conti di Bruxelles, ogni anno arrivano in Ue almeno 2,3 miliardi di articoli a poco prezzo e solo ad aprile, e soltanto per le piattaforme di e-commerce cinesi, ne sono giunti 350mila.


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