Hot parade
di Simone Donati
Sale: Carlo Verdone. “Non farò mai un film sul calcio. Lo vedo come una cosa di business, non c’è niente di poetico”. E c’ha ragione. Ecco perché non si può non volergli bene. Due frasi senza troppa retorica per dire quello che sanno tutti e che nessuno si permette di dire: abbasso il calcio moderno, viva l’umanità dello sport.
Stabile: Piersilvio Berlusconi. L’Italia cerca una dinastia. Frustrato il conato rientrista dei Savoia, registrato l’addio all’Italia degli Elkann-Agnelli (lo stabilirà un tribunale, ma va bene così), ci restano solo i Berlusconi. Piersilvio, dice Rep, potrebbe scendere in campo. In un Paese che, vedi caso Malpensa, soffre la mancanza di suo papà.
Scende: Fiorello. In un’estate calda e noiosa, volevate che non tornasse lui a riempire le cronache? Forse Amadeus l’ha convinto ad andarsene a Nove. O forse no. Intanto parta la grancassa per attaccare la Rai, o meglio la cattivissima Telemeloni, la tv di Stato in cui, pare, manchi solo la anchor-woman nordcoreana per completare il quadro. Bah.
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