Eredità Agnelli, la Cassazione conferma i sigilli
La battaglia miliardaria per l’eredità dell’avvocato Agnelli conosce l’ennesima puntata con la Cassazione che indirettamente dà ragione a Margherita Agnelli, che sostiene di essere stata danneggiata nella successione. E dunque dà ragione ai magistrati inquirenti coordinati da Marco Gianofiglio che lavorano sull’ipotesi di una notevole truffa ai danni dello Stato che sarebbe stata commessa dagli eredi designati del signor Fiat anche in danno della madre, sebbene in questo procedimento non sia parte offesa. Infatti, i fratelli Elkann per la pubblica accusa non avrebbero versato la tassa di successione sui 734 milioni di euro ereditati e che giacevano nella Bundeena Consulting, società delle Isole Vergini Britanniche di cui la nonna Marella sarebbe stata la titolare. Del reso i supremi giudici respingendo il ricorso dei legali dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann e del loro commercialista Gianluca Ferrero (presidente della Juventus), hanno confermato la validità giuridica dell’operato della Procura della Repubblica di Torino che ritiene che Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, non vivesse in Svizzera e pertanto la sua successione doveva avvenire secondo le norme del diritto italiano. Da questo discenderebbero le “dichiarazioni fraudolente”, tutte peraltro da provare. Ed ecco perché in più occasioni i Pm torinesi hanno ordinato il sequestro di documenti per sostenere l’illecito contestato ai fratelli Elkann, i quali tuttavia si difendono contestando quanto sostiene la loro madre e di conseguenza i magistrati, sottolineando la validità del testamento sottoscritto il 12 agosto 2011 della nonna deceduta il 23 febbraio di cinque anni fa. Alle ultime volontà di Marella c’erano state delle aggiunte del 14 agosto 2012 e del 22 agosto 2014. Per i magistrati, insomma, le dichiarazioni fraudolente avvenute a Torino il 21 settembre 2016, il 5 ottobre 2017 e in altre occasioni tra il 2018 e il novembre 2020 disegnano un affresco penale che attesta la presunta omessa denuncia fiscale dei redditi generati all’estero dalla vedova ed hanno aperto un fascicolo contro i tre nipoti. I quali basano la loro legittimità a succedere all’avvocato Agnelli in base all’accordo transattivo concluso il 18 febbraio 2004 proprio con la madre Margherita, ma che lei vuole disconoscere perché solo successivamente avrebbe avuto contezza dell’effettivo patrimonio del padre poiché le sarebbero state nascoste l’esistenza di società in paesi off shore. Il “tesoro” presso la Bundeena Consulting dopo la morte di Marella sarebbero stati trasferiti in un’altra società, la Tremaco che ha sede nel Liechtenstein. Come si legge si tratta di una vicenda molto complessa in cui si mischiano questioni civili tra Italia e Svizzera, tenuto conto che Jhon, Lapo e Ginevra tramite i loro avvocati hanno più volte chiesto la carenza di giurisdizione della madre Margherita ad agire in Italia in considerazione della Convenzione Italia-Svizzera del 1933 e quella di Lugano. Adesso la Cassazione conferma l’orientamento del Tribunale del Riesame di Torino dello scorso aprile secondo i quali è in teoria “verosimile la frode” anche se dovrà essere un passaggio formale non da poco come il processo a stabilirlo. I fratelli Elkann negano su tutta la linea quell’ “artificiosa rappresentazione della competenza svizzera sulle vicende ereditarie” della nonna sostenuta dagli inquirenti, per i quali sulle tasse di successione di Marella Caracciolo si dovevano applicare le leggi italiane per il pagamento del dovuto. Ricordiamo che per i Pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti dopo la morte della nonna gli Elkann avrebbero avvallato le strategie suggerite e realizzate dal commercialista Ferrero, che era lo storico consulente di Marella. Un quadro accusatorio che è vivamente respinto dagli indagati, che sostengono di essersi attenuti alle norme dal momento che la nonna viveva soprattutto in Svizzera. Un’altra circostanza di rilievo, nella vicenda, è che Margherita vuole rimettere in discussione la proprietà dell’arcipelago societario raggruppato attorno ad Exor (Stellantis, Juventus, Ferrari e molto altro) e anche “i flussi degli utili percepiti dai soci della Dicembre”, la società semplice che è la cassaforte tramite la quale John, Lapo e Ginevra Elkann contrallano l’impero. Tutto questo perché anche gli altri figli di Margherita, avuti dal secondo marito De Pahlen, hanno diritto di godere dei ricchi frutti. La decisione della Cassazione dovrebbe accelerare i tempi dell’inchiesta con l’avvio dell’azione penale tramite la richiesta dei rinvii a giudizio.
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