Se la sinistra ce l’ha ancora con il Cavaliere
Se davvero esistesse il fantomatico Ufficio complicazioni affari semplici di cui si narra scherzosamente in merito ai meccanismi farraginosi della burocrazia, a capo ci sarebbe Giuseppe Sala. Il sindaco di sinistra di Milano ha una spiccata, innata capacità a impelagarsi in questioni prescindibili con il piglio di chi sta combattendo una crociata di importanza vitale per la civiltà. Come nell’ultimo deprecabile caso della sua sceneggiata contro l’intitolazione dell’aeroporto internazionale di Malpensa a Silvio Berlusconi. Opporsi a tale riconoscimento per il quattro volte premier e padre del centrodestra la dice lunga sulla lungimiranza della visione saliana delle priorità, diciamo così. Il primo cittadino meneghino ha da ridire su una serie di questioni ma se andiamo a stringere è contrario all’intitolazione dell’aeroporto a Berlusconi perché continua a ritenerlo un avversario da ostacolare. Inutile provare a nascondersi dietro il dito delle procedure, dei tempi, delle modalità: se dipendesse da Sala, Malpensa non si chiamerebbe Aeroporto Silvio Berlusconi (provate a convincerci del contrario). Ma per fortuna non dipende dal sindaco di Milano. Infatti la decisione spetta all’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che la rivendica. Sala invece cerca di prodursi in una supercazzola per nascondere l’irritazione per la decisione presa senza consultarlo. Lamenta il fatto che “a prescindere dall’idea e dal nome, è pazzesco che in Italia una decisione del genere venga presa da un presidente di Enac”. E “io – aggiunge – non riesco a comprendere come la politica sia correa di un modo di fare del genere”. Il punto per il sindaco milanese è che non si sarebbe rispettata la forma, la correttezza nei rapporti”. Perché è vero – ammette Sala – che “il presidente di Enac è formalmente designato a prendere decisioni, ma se avesse un po’ di buon senso sentirebbe chi ci lavora da anni”. Tutta fuffa per un malcelato livore, totalmente palesato invece dagli altri compagni di Sala. Quelli in Parlamento. Con la deputata del Pd Silvia Roggiani che è intervenuta in Aula parlando di “scelta divisiva presa con metodi che non possiamo accettare”. O come Francesca Ghirra di Avs, che parla di “una richiesta di intitolazione che ha indignato noi e il Paese”, questo dopo che il suo compagno di partito, Marco Grimaldi, aveva addirittura detto: “Lo confesso mi vergognerei a prendere un volo dall’aeroporto Berlusconi. Ora basta, spero che ci sia un sussulto di dignità”. Certo, sentire chiamare in causa la dignità da parte di chi si dice contrario all’intitolazione di un aeroporto che ha a che fare con Milano e tutto quello che rappresenta nel mondo a Berlusconi, che tanto lustro ha portato a Milano e all’Italia tutta, è paradossale. Oltre che vergognoso. Perché se a Liverpool l’aeroporto si chiama John Lennon non è per l’attivismo politico, le sceneggiate nel letto insieme a Yoko Ono e le robe da comunisti altamente divisive del grande musicista, ma perché come musicista di fama mondiale è uno dei cittadini di Liverpool più illustri in assoluto. Lo stesso vale per il Cavaliere in quanto imprenditore di enorme successo che tanto ha dato all’economia del Paese in termini di sviluppo, crescita, innovazione. L’aeroporto Berlusconi si chiama così non in nome del leader di Forza Italia, ma per tutto il resto che Berlusconi rappresenta per l’Italia. Fare finta di non saperlo è ridicolo e vergognoso. La sinistra non ha rispetto per la memoria di un grande italiano.
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