Attualità

Il caso Bozzoli e la “smemorata” tornata a casa

di Angelo Vitale -

Giacomo Bozzoli durante il processo


Poco meno di un secolo fa, caso giudiziario rimasto irrisolto, lo smemorato di Collegno fu protagonista di una lunghissima vicenda di cui si occuparono anche il cinema e la letteratura. Quasi sessant’anni dopo ne scrisse Leonardo Sciascia, in un saggio sul teatro della memoria e sullo smascheramento dell’impostura. Ai giorni nostri, epigona di quella storia è una donna di 41 anni, Antonella Colossi, di professione gallerista a Brescia, compagna di Giacomo Bozzoli, un 39enne condannato in via definitiva all’ergastolo per aver ucciso lo zio Mario nel 2015 gettandone il corpo nell’altoforno della fonderia di famiglia a Marcheno nel Bresciano. Una storia divenuta da subito un giallo: sei giorni dopo il delitto Giuseppe Ghirardini, operaio addetto al forno, l’ultimo ad aver visto Mario Bozzoli, venne trovato morto sulle rive di un torrente a Ponte di Legno, forse suicida con un’esca di cianuro: a casa sua 5mila euro in contanti, per gli inquirenti il prezzo del suo ingaggio per gettare il corpo nel fuoco.

Lo scorso 1 luglio la sentenza della Cassazione, assente in aula Giacomo Bozzoli. Scomparso da giorni, non rasata da tempo l’erba del giardino della villa di Soiano sul lago di Garda. Con lui, spariti la Colossi e il loro figlio di 9 anni. Ora riapparsi in Italia dopo le tracce di una fuga e di un viaggio di piacere in Spagna dal 20 al 30 giugno ove è assente ogni tipo di certezza. Solo ipotesi, in questo caso, la presenza di Bozzoli a Marbella o nella sua Maserati fotografata invece in Italia nei giorni successivi al via del soggiorno in Spagna. Potrebbe forse non aver mai lasciato il nostro Paese, nascosto da qualche parte, ma nessuno degli investigatori – c’è da augurarsi che il riserbo quasi totale sulla caccia al latitante sia la spia di solide indagini – lo ha finora previsto. Le piste più preferite sarebbero quelle che lo vedono protagonista di una fuga con documenti falsi in un Paese estero.

Intanto la Colossi – che non viene accusata di favoreggiamento perché convivente di Bozzoli – riempie di “non so” e “non ricordo” il suo verbale di sommarie informazioni testimoniali rese ai carabinieri. Dice di aver perso la memoria dopo la sentenza, di non sapere nemmeno come si è trovata sul treno che l’ha riportata con il figlio in Italia ove il piccolo festeggerà il compleanno. “Bozzoli non ha scampo, verrà catturato”, dice un investigatore. Per ora, anche questa solo una ipotesi.


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