Corruzione, arrestato il generale dei Carabinieri Oreste Liporace
Gli affari per le pulizie della Scuola sottufficiali dell’Arma, i traslochi per gli 007, la ristorazione alla presidenza del Consiglio. E la presunta corruzione di un generale, allettato con decine di migliaia di euro, borse griffate e biglietti per lo stadio Olimpico. L’indagine della Procura di Milano ha portato all’arresto per corruzione del generale dei carabinieri Oreste Liporace, sospeso con effetto immediato dall’Arma, per un giro di corruzione in relazione a una gara da 700.000 euro per le pulizie della Scuola sottufficiali di Velletri nel periodo di dicembre 2019-dicembre 2021. Per il gip di Milano Domenico Santoro, che ha disposto i domiciliari su richiesta del pm Paolo Storari, l’alto ufficiale avrebbe truccato quell’appalto insieme a Ennio De Vellis, imprenditore laziale considerato un monopolista nel settore dei traslochi per le forze dell’ordine e il comparto dei servizi segreti. L’indagine, però, riguarda altri filoni e prende il via da un altro fascicolo meneghino, quello per gli appalti nelle mense delle scuole e in uffici pubblici dell’hinterland milanese che aveva portato, nel maggio del 2022, all’arresto dei fratelli Massimiliano e William Fabbro, coinvolti poi nel caso tangenti alla Fiera di Milano. È proprio dalle chat recuperate dai cellulari dei fratelli nell’ambito dei procedimenti precedenti che ha preso il via il nuovo filone, che ha infine condotto al generale Liporace e a De Vellis. In quelle conversazioni, infatti, i Fabbro, a capo di un gruppo da 130 milioni di euro, facevano riferimento alla gara d’appalto per la pulizia della Scuola carabinieri, che si erano aggiudicati nel 2019 e che avevano portato avanti per anni grazie a nove proroghe concesse per il Covid. A quel punto sono partiti gli approfondimenti. I carabinieri del Ros e il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, grazie a testimonianze e tracce documentali, hanno rilevato una “relazione” di interessi tra i due fratelli e il generale, nonché accertato quattro tipi di tangenti pagate dai Fabbro a Liporace. L’alto ufficiale dell’Arma avrebbe ricevuto una mazzetta da 22.000 euro, mascherata quale canone di locazione per l’affitto di una foresteria nella periferia di Roma, intestata alla sorella del generale. Ci sono poi tre borse di Louis Vuitton, per un valore di 11.300 euro, una serie di biglietti per alcune partite di calcio allo Stadio Olimpico, l’acquisto di una poltrona per uno spettacolo al Teatro alla Scala di Milano e un autista di Ncc a disposizione dell’ufficiale e della sua famiglia durante una vacanza di tre giorni nel capoluogo lombardo.
Risponde dell’accusa di turbativa d’asta per lo stesso appalto De Vellis, in quanto avrebbe aiutato il generale a reperire aziende che partecipassero fittiziamente alla gara della stazione appaltante, con offerte peggiori o non presentandosi affatto il giorno dell’apertura delle buste. Gli inquirenti sospettano, seppure al momento non ci siano riscontri oggettivi, che sempre De Vellis abbia tentato di accreditare i Fabbro nella cerchia delle aziende che sono solite partecipare alle commesse al Dis, il Dipartimento informazioni e sicurezza dell’intelligence italiana. L’imprenditore laziale avrebbe infatti ricevuto 165.000 euro quale pagamento per la mediazione e ciò ha portato i magistrati a considerare la contestazione di traffico di influenze. C’è inoltre “un appalto triennale” nel 2020 da 15 milioni di euro “per il servizio di ristorazione presso alcune sedi della presidenza del Consiglio dei Ministri“. Appalto “effettivamente ottenuto” dalle società dei fratelli Fabbro, sottolinea il gip Santoro nell’ordinanza. Infine un filone Vaticano, aperto e ancora oggetto di approfondimenti. I Fabbro avrebbero pagato 210.000 euro, nel 2022, a un imprenditore accreditato negli ambienti della Santa Sede con lo scopo di entrare nel cerchio magico delle imprese invitate alle gare d’Oltretevere. Circostanza, questa, che però non si sarebbe verificata.
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