Attualità

Caporalato, la fine dell’ipocrisia

di Angelo Vitale -


Caporalato, ogni volta le richieste ribadite: “Servono più forze ispettive, un fondo di garanzia per le vittime di sfruttamento e percorsi umanitari per favorire l’emersione regolare. Molti gli immigrati entrati regolarmente in Italia che allo scadere del permesso di soggiorno continuano a lavorare da irregolari”. Parlano i sindacati Fai, Flai e Uila di Cgil, Cisl e Uil dopo lo scandalo dello “schiavo” indiano morto a Latina, sottopagato de con il braccio amputato.

E’ il centesimo “morto di lavoro” del 2024, ma la fiera dell’ipocrisia è già partita. Sotto attacco i ministri del governo Meloni, con l’opposizione di sinistra e i sindacati a cavalcare l’indignazione per il caporalato cui non è bastata una legge all’epoca del governo Renzi: pochi controlli, un fenomeno che investe centinaia di migliaia di lavoratori che “permettono” tra l’altro – pochi lo sottolineano – il “sottoprezzo” che porta sulle nostre tavole frutta e ortaggi dove chi ci guadagna – dicono le associazioni agricole – sono i colossi stranieri del commercio. Le stesse associazioni agricole che i sindacati vorrebbero al loro fianco per combattere lo schiavismo. Perché, alla fine, questi campi ogni anno indagati in numeri, cifre e (poche) denunce dall’Osservatorio Placido Rizzotto sono in Italia, non in Africa. E quindi queste aziende che affamano immigrati (e italiani) sono le stesse che – in una catena che non si spezza – prendono contributi, anche Ue, e gridano contro i “cattivi” dell’Europa che le affama.

Ci sarebbe da stanarli uno per uno e mandarli in galera per un bel po’. E recidere, sul fronte di chi è chiamato a tutelare i lavoratori, ogni ipotesi di accontentarsi, perché altrimenti non si spiega perché le denunce sono meno di un migliaio. Troppo pesante, troppo impegnativo. Meglio attaccare Lollobrigida e Calderone, servirà forse a raccattare qualche voto o una tessera. Pari indignazione ci vorrebbe per i “morti di lavoro”. Mentre tutte le tv rimbalzano ad ogni ora la voce del Principe De Gregori nello spot Enel, L’identità non ha dimenticato le richieste informative fatte anche a Inail, Cgil, Cisl e Uil e rimaste inevase dopo la strage della centrale elettrica di Suviana. Altro morto, altro giro. Per scordarceli tutti: è un metodo.


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