Giusto processo, appello al ministro Nordio
Vogliamo lanciare un appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso della truffa brasiliana della “Matriarca”, di cui abbiamo parlato diffusamente sul nostro giornale. Si tratta di un sistema per incastrare con “presunte paternità” vittime di nazionalità italiana allo scopo di estorcere loro denaro. Quando al contrario il feto viene generato, consapevolmente, da un tizio facente parte di una organizzazione pseudo religiosa e adorato dalle adepte che frequentano gli italiani da spennare. Lanciamo un appello perché la giustizia locale brasiliana, dopo un giudicato di primo grado, è prossima ad emettere una sentenza avvelenata per il sistema giuridico italiano. Agli italiani non viene concesso alcun contraddittorio o la produzione delle prove. Questo è un cavallo di Troia per il nostro ordinamento giuridico. Si tratta di processi “preordinati” dove la prova scientifica è assurdamente considerata valida solo se brasiliana. La vittima di cui ci stiamo occupando noi da mesi, che denuncia l’intero sistema che vede il coinvolgimento di strutture mediche complici per gli esami del Dna falsi e la collusione della giustizia locale, è l’avvocato internazionale Nunzio Bevilacqua. Il quale denuncia il giudizio nullo emesso in violazione dei più basilari principi del giusto processo: “Cose così non succedono neanche in Corea del Nord”. Ecco perché Bevilacqua chiede un intervento di verifica da parte del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, non solo per lo specifico procedimento ma per il rischio che sia solo la punta di un iceberg. I ministeri competenti (Giustizia e Esteri, a cui Bevilacqua ha inviato un’informativa) dovrebbero approfittare di questo casus internazionale per fare in modo che quanto attestato nei nostri registri pubblici corrisponda sempre a verità. E soprattutto che ai minori sia assicurata non una paternità in generale (come dice il giudice brasiliano), meno che mai in frode, ma una paternità veritiera.
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