Economia

Così va a rotoli il Paese dalle culle vuote

di Giovanni Vasso -


Così fallisce il Paese dalle culle vuote. L’Inps, in dieci anni, rischia di sbriciolarsi sotto il peso di una nazione che invecchia e che, dietro di sé, lascia il deserto demografico. Le parole pronunciate da Roberto Ghiselli, presidente del comitato di indirizzo e vigilanza dell’istituto nazionale per la previdenza sociale che ieri ha parlato in audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme di previdenza e assistenza sociale , sono nette e svelano “un andamento del bilancio in tendenziale peggioramento” che potrebbe passare “da una situazione patrimoniale attiva da oltre 23 miliardi nel 2023 a un passivo da 45 miliardi nel 2032, con dei risultati di esercizio negativi che passano nel decennio da -3 a -20 miliardi”. Un disastro. Con delle cause ben precise: “Sul piano demografico – ha affermato Ghiselli – la popolazione residente italiana è stimata in 58,9 milioni nel 2023 e si prevede che scenderà a 53,8 milioni nel 2052 con una perdita di circa 5,1 milioni di individui. Gli squilibri evidenti nella struttura della popolazione derivano dalla combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età”. Bassa fecondità che è stata, proprio ieri, sottolineata anche dal rapporto Ocse che vede l’Italia in fondo alle graduatorie con una “media” da 1,2 figli per donna. La vecchia storia dei migranti che ci salveranno (da noi stessi) non regge più. Ghiselli: “Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale. Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva”. In parole povere: tanti lavoratori di oggi andranno in pensione ma domani non ce ne saranno abbastanza a pagare i contributi che servono a liquidare gli assegni. E non sarà allungando a dismisura l’età pensionabile che si risolverà un problema strutturale gravissimo.

Che la spesa pensionistica stia già aumentando lo afferma lo stesso Ghiselli: “Lo scorso anno la spesa pensionistica è stata pari a 304 mld, con un incremento rispetto all’anno precedente del 7,4%, incremento determinato sostanzialmente dalla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica che si era registrata l’anno precedente”. Le cose, attualmente, sono sotto controllo all’Inps ma la bomba potrebbe esplodere nei prossimi anni. Pertanto, secondo Ghiselli: “È importante che gli attori delle policy scelgano una coerente strategia per farvi fronte e garantire una prospettiva di stabilità e sostenibilità del sistema, da un punto di vista economico e sociale. Sono prioritarie le politiche strutturali per uno sviluppo di qualità del Paese che possano incidere positivamente sui principali fattori di stabilità del sistema, ad iniziare dalla crescita della massa salariale e reddituale e del conseguente gettito contributivo”.

L’Inps, intanto, s’è premurata di rassicurare che, oggi, i conti sono in ordine e che all’orizzonte non c’è alcun timore. Lo scenario tratteggiato da Ghiselli, difatti, è a medio e lungo termine. E gli indicatori dell’invecchiamento di un Paese che non fa più figli si colgono anche altrove. L’Istat, per esempio, ha rilevato nel rapporto Noi Italia 2024 pubblicato ieri che l’indice di vecchiaia, al primo gennaio 2023, è salito ulteriormente di altri 5,5 punti percentuali. In pratica per ogni cento giovani ci sono 193 anziani. Le Regioni più attempate sono Liguria (dove il rapporto sale fino a sfiorare 271) e la Sardegna (253 circa) mentre le più giovani sono Campania (148) e la provincia autonoma di Bolzano (132). Numeri che fanno dell’Italia il Paese “con il più alto indice di vecchiaia dell’Unione europea”. Merito dell’allungamento della speranza di vita ma “colpa” anche di un inverno demografico rigidissimo che svuoterà il Paese del futuro di cittadini italiani.

Le parole di Ghiselli sul futuro dell’Inps (e della nazione) e i dati sull’invecchiamento dell’Italia inducono la Fondazione per la Natalità a prendere posizione. Il presidente Gigi De Paolo tuona: “. Davanti a una situazione simile, Paesi come Corea e Giappone e la stessa Francia, hanno già decretato l’emergenza nazionale, con le relative iniziative per correre ai ripari: noi cosa aspettiamo? Aspettare non è risolvere. Agli Stati Generali della Natalità dello scorso maggio avevamo lanciato l’idea di un’agenzia per la natalità che chiami in causa le migliori risorse del Paese per arrivare a un cambiamento radicale. Dal Governo nessuna risposta, ma, ancor più grave, nemmeno nessuna proposta. Anche l’opposizione tace su questo argomento che dovrebbe riguardare tuti. Dove vuole andare il Paese? Abbiamo necessità di saperlo per i nostri figli, e non vogliamo che crolli tutto”.


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