Editoriale

Il bipolarismo con il trucco

In Europa “non si profila il cambio di passo”. Parola di Giorgia Meloni, intervenuta ai 50 anni del Giornale. “Quello che ho trovato surreale è che quando ci siamo incontrati” a discutere degli incarichi apicali dell’Unione europea, racconta la premier a proposito della cena informale di lunedì, “alcuni sono arrivati” con la lista dei nomi noncuranti dell’esito del voto. Ma “chiunque ricoprirà gli incarichi apicali” nell’Ue, “tutti sanno quale è il ruolo che spetterà all’Italia, fondatrice e terza economia d’Europa, col governo più solido di tutti. Un ruolo di massimo rango che intendo rivendicare”, assicura la premier. E comunque, aggiunge la Meloni, “penso che qualche sorpresa sulle maggioranze sui futuri dossier europei in Parlamento potrebbe arrivare”. La premier poi rivendica i risultati ottenuti dal governo: “Abbiamo fatto più riforme di quante non ne siano state fatte in anni e anni, e sono state riforme coraggiose. Ma abbiamo un’opposizione contraria a modificare qualsiasi cosa, non c’è una proposta alternativa, solo il mantenimento dello status quo. Gli italiani devono scegliere da che parte stare”. “Si riavvicina il bipolarismo – spiega – ma non potrei dire che siamo in un sistema bipolare perché nel centrosinistra oggi c’è tutto e il contrario di tutto. Nel centrosinistra con un Pd a guida Schlein che cresce e il risultato di Bonelli e Fratoianni vedo il rischio di una radicalizzazione a sinistra, mentre l’elettorato più moderato si è chiaramente spostato verso il centrodestra”, conclude la Meloni. Il paragone tra il Parlamento italiano e quello di Strasburgo ci mostra un bipolarmismo anomalo anche a livello europeo: da una parte un centrodestra di governo, dall’altra un centrosinistra tenuto insieme dalla logica dei numeri e non da una visione comune, anzi. Riproporre la “maggioranza Ursula” dopo un voto che ha bocciato la sinistra significa fare come Schlein, Conte e Avs: difendere lo status quo. Ma non possono fermare il cambiamento.