Esteri

Il mondo vuole la pace in Ucraina, ecco perché

di Redazione -


Il quadro emerso dal G7 in Italia e dal vertice in Svizzera – due importanti occasioni di incontro internazionale – è un quadro di speranza, ha dichiarato Francesco Nicola Maria Petricone, professore ordinario di Sociologia politica all’Università LUMSA autore del libro “Introduzione a globalità e regionalità“ (Mimesis 2024), intervenuto a Radio InBlu2000 -. Come ricordato dalla premier Giorgia Meloni a Lucerna, la sfida è quella di trasformare un futuro di pace e di stabilità per l’Ucraina in realtà. Il 20 febbraio 2022 nessuno avrebbe mai immaginato ci sarebbero stati gli eventi che poi si sono verificati, c’erano sì allarmi per via delle truppe che si ammassavano al confine con l’Ucraina, ma anche in quei casi nessuno avrebbe mai immaginato una reale minaccia a Kiev. In pochissimi giorni invece, si è passati dalla certezza di non aggressione a quella opposta, la minaccia di un’invasione. Oggi, dopo 885 giorni di guerra feroce (oltre la metà di quanto è durata la prima guerra mondiale) ci troviamo in una situazione completamente irriconoscibile. Quali sono le prospettive dunque, all’indomani dei due vertici? Molti analisti si sono soffermati su chi abbia o non abbia firmato cosa; io personalmente ritengo che la partecipazione di oltre 100 delegazioni alla conferenza in Svizzera – Paese neutrale per eccellenza – abbia un significato politico estremamente forte. I Paesi della Brics, (attualmente nove), sono tutti Paesi che cercano di avere una leadership che non sono riusciti ad avere altrove. Nell’arco di pochi anni sono diventate 22 le nazioni che aspettano di entrare in questa nuova organizzazione internazionale tra cui Cuba, Palestina, Venezuela, Iran, Vietnam, Bielorussia e altri (non c’è però l’Argentina). Dovremmo soffermarci sul fatto che tutti i continenti hanno partecipato alla conferenza di Lucerna. Ciò significa che il problema della pace è un problema reale per tutti i Paesi, poiché non c’è sviluppo economico senza pace.
L’aggressore adesso è in difficoltà dal punto di vista economico, politico (è un Paese che sistematicamente minaccia la guerra nucleare) e subisce continui attacchi sul proprio territorio. È diventato, come si dice in geopolitica, junior partner di altri (ovvero un partner con meno influenza, meno potere) come lo dimostra l’ultimo tentativo di costruire un accordo strategico con la Corea del Nord.


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