Buona la Prima!

Per grazia ricevuta L’esordio alla regia di Nino Manfredi

di Luca Bove -


Nel giugno del 2004, muore Nino Manfredi, un mostro sacro del cinema nostrano. Attore, sceneggiatore, regista e cantautore, è, insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman il maggior interprete della fortunatissima stagione della Commedia all’italiana. Ricordato principalmente come attore, nel corso della sua lunghissima carriera, Nino Manfredi è stato anche un regista, con il suo primo lungometraggio girato nel 1971, Per grazia ricevuta.

Una profonda riflessione su l’Uomo e Dio.

Per grazia ricevuta, la trama

Benedetto è in ospedale in gravi condizioni dopo un tentativo di suicidio. Mentre è in corso l’operazione per salvargli la vita, con una serie di flashback viene ricostruita la sua vita. Da bambino, rimasto orfano, vive con la zia nubile che usa la religione per impressionarlo e nascondere le sue relazioni clandestine. Il giorno della Prima Comunione, sentendosi in peccato, si butta nel dirupo, ma, uscitone incolume, viene considerato un miracolato. Una volta cresciuto, Benedetto va a vivere in convento di frati, dove viene nutrito ed educato. Una volta abbandonato il convento, va per il mondo e incontra un farmacista ateo che gli cambierà l’esistenza.

Gli esordi di Nino Manfredi

Il 21 marzo 1971, quando nelle sale italiane esce Per grazia ricevuta, Nino Manfredi è già uno dei volti più noti del cinema italiano. Nato nel 1921 in un paesino della provincia di Frosinone, il futuro attore si iscrive alla facoltà di giurisprudenza, solo per accontentare la famiglia. Il suo sogno non è quello di indossare la toga, ma calcare la scena teatrale e cinematografica.

Dopo la laurea conseguita nel 1945, Nino Manfredi non avrà più nulla a che fare con il mondo dell’avvocatura e si dedica anima e corpo alla recitazione. Frequenta l’Accademia d’arte drammatica e fa il suo esordio sul palcoscenico al Teatro Piccolo di Roma, con il maestro Orazio Costa. Dopo poco, si trasferisce a Milano, per lavorare sotto la guida di Giorgio Strehler.

L’esordio nel mondo del cinema avviene alla fine degli anni Quaranta. Dopo la partecipazione in due film musicali, Torna a Napoli e Monastero di Santa Chiara, Manfredi diventa uno dei maggiori interpreti della commedia. Lo Scapolo, Totò, Peppino e la… malafemmina, A cavallo della tigre e Il gaucho sono solo alcune delle principali commedie interpretate dall’attore.

Una carriera, dunque, all’insegna della risata e seppur non siano mancate partecipazioni a film diretti da registi più impegnati, come Antonio Pietrangeli (La parmigiana), quando Nino Manfredi decide di scrivere e dirigere il suo primo lungometraggio, tutti si aspettavano una commedia. L’attore, però, in veste di regista, decide di andare contro ogni previsione, realizzando un film che con la commedia all’italiana ha in comune solo l’ambientazione popolare.

Per grazia ricevuta e il suo successo

Andare contro le aspettative del pubblico e degli addetti ai lavori premia il regista esordiente. Quando Per grazia ricevuta esce nelle sale cinematografiche, incassa quattro miliardi di lire e risulta essere il film più visto nella stagione 1970 – 71. Il primo lungometraggio di Nino Manfredi, inoltre, si aggiudica il premio per la Miglior Opera Prima al Festival di Cannes e due Nastri d’argento.

Nino Manfredi realizza un’opera eccezionale. Per grazia ricevuta è una profonda riflessione, partorita da un racconto autobiografico, sceneggiato dal regista e protagonista del film, insieme a Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi e Luigi Magni.

Benedetto (Nino Manfredi) è fin di vita, dopo aver provato a togliersi la vita. Il quadro clinico è disperato, ma si prova a salvarlo con un intervento urgentissimo. Durante la delicata operazione, Benedetto rivede, insieme allo spettatore, la propria vita. Una serie di flashback mostrano la sua infanzia, insieme alla zia, poi il periodo vissuto con i frati e infine l’incontro con Oreste, il farmacista ateo, padre di Giovanna che s’innamorerà di Benedetto.

Benedetto e la provvidenza

Un incontro fondamentale per Benedetto che, fin da bambino, quando venne miracolato da Sant’Eusebio, aspetta un segnale celeste per decidere in che modo vivere. Un conflitto interiore, rimasto latente per molto, inizia a manifestarsi e il timore di Dio non è più sufficiente a tenere Benedetto lontano dalle tentazioni del demonio. Le luci della città, il lavoro e il desiderio di conoscere la donna, madre dei futuri figli, lo spingono lontano dal convento dei frati. L’occhio imperscrutabile di Dio, però, continua a essere un pesante fardello e liberarsi non è per nulla semplice.

Una strada gli viene indicata da Oreste che vive di notte nella sua farmacia, ritagliando articoli di giornali, per creare un catalogo sui falsi segni della provvidenza, la stessa che Benedetto insegue da quasi quart’anni, una vita intera vissuta in attesa di rivedere il santo barbato che in realtà non era altro che l’amante della zia.

Su questa vicenda Nino Manfredi costruisce una riflessione che, non è per nulla azzardato, definirla metafisica. Il discorso portato avanti dal regista e interprete di Per grazia ricevuta è del tutto estraneo al tessuto narrativo del cinema della commedia all’italiana, genere che egli stesso ha portato al successo. Con il suo primo film da regista sostituisce la comicità dei suoi precedenti film da attore, con una pungente satira e soprattutto dimostra di possedere una spiccata personalità come autore, tessendo i fili della narrazione con maestria, giungendo a una tesi, cara al cinema d’autore europeo, come quello di Igmar Bergman.

Il rapporto Uomo – Dio è il tema centrale in Per grazia ricevuta, mostrato dal regista in maniera visionaria, dove il sogno, a volte l’incubo, si intreccia con la realtà, per poi confluire in una perenne lotta, tra bene e male, peccato ed espiazione, vita e morte. Un ragionamento non certo semplice, ma reso alla portata di tutti, con dialoghi immediati che evitano di complicarsi la vita con rimandi intellettualistici, per utilizzare esclusivamente, almeno per quanto riguarda Benedetto, l’evocazione del mondo popolare, vissuto realmente da Nino Manfredi.

Il regista de Per grazia ricevuta si rifugia nei suoi ricordi d’infanzia per mostrare un conflitto interiore universale, sacro e profano allo stesso tempo. Questa doppia natura della sua riflessione, sempre coerente, percorre tutta la pellicola e se i frati, con le loro preghiere, proteggono l’esistenza del giovane Benedetto, è con loro che il protagonista inizia a conoscere il fascino del mondo esterno.

Allo stesso modo Oreste, interpretato da Lionel Stander, difende con sacralità il suo profondo ateismo. In mezzo a loro Benedetto attanagliato da profondi interrogativi che non trovano risposte. Ma probabilmente il mistero tra Dio e Uomo viene svelato con una fede naturale, insita nell’uomo come il suo istinto.

Buona la Prima! per Una grazia ricevuta, un film che rende semplice un discorso metafisico e teologico molto complesso e lo fa con una regia potente ed evocativa, capace di mostrare un mondo rurale e popolare che, ahi noi, è sempre più raro ritrovare.


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