Attualità

Caso Filippi, la “super prova” è l’audio del colloquio con il pentito Mercurio

di Ivano Tolettini -


Undici delle ventuno pagine della richiesta di archiviazione dell’industriale Alberto Filippi, patron di Unichimica, riguardano quella che è passata alla storia dell’inchiesta come la “super prova”. E’ la registrazione fatta dall’imprenditore del colloquio avuto con il pentito Domenico Mercurio il 21 novembre 2021, e il fratello di quest’ultimo Antonio.
Filippi va all’incontro consapevole di dovere discutere di contabilità relativa ai lavori eseguiti dalla Magnum srl alla Villa Gialla di Arcugnano e non immagina minimamente che avrà un ruolo determinante nell’inchiesta che è già avviata da un anno ma di cui non sa ancora nulla. Il passaggio più inquietante avviene quando i due parlano del sequestro della società di Mercurio che aveva svolto i lavori di ristrutturazione. Stanno analizzando le fatture dei pagamenti.
Filippi sa che Mercurio si è pentito, ma ritenendo di non avere nulla di cui temere perché i loro rapporti economici sono stati leciti, parla a ruota libera. Fino a quando il pentito afferma che “…l’importante non è quello che dici”. Filippi gli replica: “Sì?”.
Mercurio prosegue: “E’ importante quello che praticamente…eh…che uno dichiara per le indagini”.
L’imprenditore d’istinto aggiunge:” Ma uno dichiarerà le cose vere o dichiara le cose false?”.
“Uno può dichiarare quello che vuole – risponde il pentito -quando è in queste situazioni qua, poi bisogna vedere se è vero oppure no, se è un pezzo di m***a oppure no, se merita la morte oppure no”.
Filippi insiste: “Sì, ho capito, io però…eh…una persona prende e va a dichiarare delle cose che non ha fatto!”. “Certe volte – Mercurio replica – loro ti…ti impongono di fare così. Adesso…”. Filippi a quel punto si preoccupa e istintivamente gli dice: “Io…io dovrei temere per cose che non ho fatto?”.
Ripetiamo, l’ex parlamentare non sa che è già iscritto sul registro degli indagati per le affermazioni del suo interlocutore sull’attentato al giornalista Gervasutti, e viene tranquillizzato. “No, no perché io non…non sono qui per cose che non ho fatto”. L’imprenditore gli risponde: “No, ti chiedo”. Mercurio è premonitore: “Tutti dobbiamo temere per cose che…la giustizia basta che entri in un…in…in un coso loro, perché ti indagano, perché eh…praticamente…tu ti trovi coinvolto senza saperlo.
Mia moglie cosa c’entra? E hanno chiesto l’arresto. Mio papà cosa c’entra? Hanno chiesto l’arresto”.
Filippi è come avesse un presentimento: “Si, però, scusami, tu mi stai facendo vedere delle cose, però tu hai dichiarato delle cose vere, immagino”. Mercurio lo tranquillizza: “Ah, beh, è normale, è normale”. “Per cui io perché dovrei temere per cose che non ho fatto?” gli risponde di getto l’imprenditore.
Mercurio in quell’istante mente: “Ma tu non devi temere, tu non sei qua per temere, io ti…nessuno ti…ti…ha mai detto che devi temere per forza”.
Filippi è molto perplesso: “No, è che hai fatto dei ragionamenti parlando della giustizia che è ingiusta…”.
“Ho visto come ragiona la giustizia” afferma il pentito, mentre Filippi, schiarendosi la gola, “esatto è tu fai questi ragionamenti, mi dici “tutti dobbiamo temere anche per cose che non abbiamo fatto”.
Mercurio parla anche del suo pentimento, del motivo che l’ha spinto a collaborare. Ripete il concetto:“ Salvare la maggiore e affondare la minore? Ricordate queste parole, che poi dopo, un giorno…no adesso, ma un giorno mi direte.
Sai cosa vuol dire una semplice email alla Direzione Antimafia mandata a qualsiasi banca delle tue, che ti bloccano un conto corrente?
Perché lo fanno. Alberto lo fanno!”. “Ma io che cosa ho fatto per meritare una roba del genere? Ho fatto qualcosa di illegale?”.
“Ascolta Alberto, tu di illegale non hai fatto niente, però devi capire che…”. Quindi Mercurio lo avvisa: “Non c’è niente di personale, loro devono fare il loro mestiere, loro devono sequestrare tutto e devono indagare su di te se sei un mafioso anche tu”.
Filippi, ridendo, gli risponde: “Avranno indagato.
Io un mafioso? Mi viene da ridere! Però avranno indagato, avranno visto che non lo sono!”.
i.t.


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