Economia

Banca Popolare di Cortona, il Dg Calzini: “Da secoli al fianco della comunità”

di Federico Tassinari -


La Banca Popolare di Cortona, la popolare più antica d’Italia, è indipendente dai grandi gruppi che hanno fatto delle aggregazioni il nuovo sistema creditizio. Una vera e propria impresa, che ci racconta Roberto Calzini, Direttore Generale della Banca Popolare di Cortona
Come siete riusciti in questa impresa per l’autonomia?
Facendo cose semplici, che nel breve periodo possono anche non portare a performance roboanti, ma che assicurano una sostenibilità e ripetibilità dei risultati nel tempo. L’orizzonte di visione e di azione deve essere sempre molto ampio e di lungo respiro, perché la merce che trattiamo in banca, la fiducia e la reputazione, richiede tempi lunghi ed una coerenza di fondo, nel tempo, di ciò che si fa. Non sempre le questioni si riducono ad un problema di scala e di dimensione. Le aziende sono organismi vivi e non solo algoritmi. Sono principi che non valgono solo per le banche, ma per qualunque azienda e per ogni organizzazione.
Le banche popolari hanno sempre avuto nel Dna l’attenzione per il cliente, una missione di fiancheggiamento, le vostre dimensioni vi hanno permesso di mantenere quel rapporto umano che in passato era il principio di ascolto delle esigenze di chi aveva necessità di credito, di consigli per investire i propri risparmi?
Il sistema delle banche popolari è nato per questo, nella seconda metà del 1800, e questa era l’idea primordiale del padre fondatore Luigi Luzzatti, un visionario che aveva capito il potere della cooperazione e del principio di sussidiarietà, come armi potenti per lo sviluppo economico, ma anche socio antropologico delle comunità e dei territori. Il mondo si è trasformato, ma l’empatia relazionale è stata e sempre sarà un elemento distintivo, anche nell’epoca dei social, delle tecnologie digitali di accesso alle operazioni bancarie e, da ultimo, dell’AI. Cambia il mezzo, ma non il messaggio.
Negli spot di gruppi bancari italiani e internazionali, i giovani sembrano oggetto di attenzione per erogare mutui e credito accessibile. Quanto questo è una priorità per voi?
Non possiamo prescindere da attenzionare le nuove famiglie che si formano, così come le nuove intraprese; è nei nostri cromosomi, proprio perché crediamo nella durabilità e nella stabilità delle relazioni. Mi spiace rilevare che sempre più spesso i clienti cadono nell’effetto “tariffa telefonica” che tende a massimizzare in ogni momento la convenienza istantanea di ciò che si fa; il rapporto bancario va oltre l’orizzonte di breve termine e non si può cambiare una banca così come si cambia un gestore di telefonia.
Oggi è consueto parlare di territori, unicità, differenze, come vi definireste per quanto siete vicini alla zona nella quale siete nati?
Noi amiamo fare riferimento al concetto di Comunità, perché pone al centro le persone, che abitano un territorio o più territori, oppure che hanno in comune un’ esigenza o una passione o un progetto, o vogliono sviluppare una attività imprenditoriale mettendosi in rete. Anche per questo c’è bisogno di dare ancora più spazio a modelli diversi di servizio che intercettino e valorizzino esigenze diverse di servizio, dando possibilità di scegliere e soprattutto applicando normative che, pur nel rispetto del valore imprescindibile della stabilità finanziaria, permettano di agire in una logica meno omologata, più vicina all’economia reale e meno alle logiche della finanza, rifuggendo il principio “one size fits all”. Si chiama biodiversità, termine molto usato negli ultimi anni, mutuato dalla biologia, ma che rende bene l’idea.
In un mondo in continua evoluzione, globalizzazione e tecnologie avanzate, riuscite ad espletare a quella funzione di motore accanto alle istituzioni, aiutare la transizione per le inevitabili evoluzioni, mantenendo la forza della sussidiarietà?
È per questo che siamo nati, ed è per questo che manterremo il nostro ruolo. Nella seconda metà dell’800 c’erano da gestire delle transizioni non meno impattanti di quelle attuali. Nuove forme di energia a buon mercato, le comunicazioni a distanza, il sistema dei trasporti; le banche popolari assicurarono che fosse garantito l’accesso e l’inclusione a Famiglie ed imprese a quelle transizioni rivoluzionarie; oggi siamo in uno scenario simile, dove le transizioni sono quella digitale, ambientale e della fisica quantistica. Ora come allora ci sono le banche popolari, anche piccole come la nostra, che accanto alle istituzioni, favoriscono l’inclusione e l’accesso alle cose nuove.
Fare impresa è impossibile senza l’aiuto del credito, riuscite a condividere questi percorsi che portano a uno sviluppo economico delle famiglie e dell’indotto che ogni impresa si porta dietro?
Mi spingo oltre: non esiste economia senza le banche, se queste sapranno andare oltre la propria attività tradizionale. Oltre a intermediare chi risparmia con chi raccoglie, trasformando le scadenze e gestendo professionalmente i rischi, fornire servizi basici ed evoluti, abbiamo il dovere di contribuire a far nascere le cose e a favorire la cultura dell’intrapresa nei territori dove siamo presenti ed al servizio delle comunità che vi operano. Se riusciremo ad attuare meglio questa missione e renderla più percepibile avremo anche un senso comune meno avverso al sistema bancario.


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