Sparò a bandito, oggi è sindaco
Ieri sceriffo, oggi sindaco. È una rivincita su chi l’aveva accusato di giustizia fai da te quella di Rodolfo Corazzo, diventato il nuovo primo cittadino di Rodano, un comune del milanese. L’ex gioielliere 67enne, dopo cinque anni di politica portata avanti dall’opposizione, è riuscito a vincere la battaglia delle Amministrative dell’8 e 9 giugno scorsi, guidando la lista civica “Rodano per te”, sostenuta da tutto il centrodestra. Le urne hanno premiato il gioielliere, che ha staccato di 22 voti il suo avversario della coalizione di centrosinistra. E ora Corazzo è sindaco della cittadina di Rodano, dove il 24 novembre 2015 iniziarono i suoi guai giudiziari. Quella sera il commerciante era tornato a casa in scooter dopo una giornata di lavoro in gioielleria, quando fu assalito a calci, pugni e schiaffi da tre rapinatori, armati fino ai denti. E soprattutto altamente pericolosi: il trio era composto da un ergastolano di origini albanesi evaso dal carcere con due complici, in cerca di denaro per continuare la fuga. I malfattori, a quel punto, si introdussero nella sua villetta di via Matteotti minacciando anche sua moglie e sua figlia, che all’epoca aveva 11 anni. Rodolfo, nel tentativo di proteggere la sua famiglia, a un certo punto aveva reagito, ingaggiando una colluttazione con i balordi culminata infine in una sparatoria. Durante lo scontro a fuoco tra Corazzo e gli intrusi furono esplosi diversi colpi di pistola, uno dei quali risultò letale per Valentin Frrokay, uno dei malviventi. “Sono stato costretto a sparare per difendere la mia famiglia”, si era subito difeso il gioielliere, titolare di un regolare porto d’armi. Chiaramente la vicenda è stata messa sotto la lente d’ingrandimento della giustizia e la dinamica raccontata dal commerciante, che sosteneva di aver sparato un colpo in aria per far desistere i rapinatori, passata al vaglio delle perizie balistiche. Gli inquirenti avevano inoltre i filmati delle telecamere, che avevano registrato l’aggressione. Corazzo, indagato per eccesso di legittima difesa, fu rinviato a giudizio, ma nel novembre del 2017 il caso venne archiviato. Il tragico episodio, per il novello sindaco, non è stato un ostacolo, anzi, una motivazione maggiore per la sua battaglia politica. La questione della sicurezza, infatti, è stata la base della sua campagna elettorale. “Quello che capitò a me – fui sequestrato insieme a mia moglie e mia figlia, allora 11enne, in casa, minacciati con le armi – non succederà più”, ha garantito il primo cittadino. Che ora lavorerà per portare avanti il suo programma contro l’illegalità e per rinnovare Rodano nel segno della sicurezza di tutti i cittadini.
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