Dossier Ai

Apple sposa OpenAi e Musk va alla guerra

di Giovanni Vasso -

epa11402683 Apple CEO Tim Cook speaks during the 2024 Apple Worldwide Developers Conference (WWDC) on the campus of Apple Park in Cupertino, California, USA 10 June 2024. EPA/JOHN G. MABANGLO


Si apre un nuovo fronte nella guerra hi-tech dell’intelligenza artificiale: Apple annuncia la volontà di dotare i suoi dispositivi dei software di ChatGpt di Open Ai, Elon Musk si infuria e, intanto, per Microsoft, la stessa OpenAi e il colosso Nvidia, la società che produce i chip più potenti del momento, rischia di aprirsi un contenzioso davanti all’Antitrust Usa.

Alla conferenza di Apple, in cui la società di Cupertino ha svelato le nuove funzionalità dei dispositivi che intende lanciare sul mercato, c’era un ospite importante: Sam Altman, controverso padre fondatore-padrone di OpenAi. A suggellare, più che una strategia, una vera e propria alleanza. Tutto ruota attorno alla “nuova” Siri. Più umana, più intuitiva, più brava e capace di scandagliare a fondo app e dati alla ricerca delle informazioni richieste. Ma, nel caso in cui l’assistente non dovesse riuscirci, ecco che i modelli di Ai generativa di Apple Intelligence saranno rafforzati dalla possibilità, riconosciuti agli utenti del sistema operativo iOS 18, di accedere a ChatGpt attraverso il proprio account di OpenAi. Così, potranno anche impostarla come modello al posto della stessa Apple Intelligence. Non è stata esclusa la possibilità di “aprire” anche alla diretta concorrente di OpenAi, cioè a Google e alla sua Gemini, ma per ora l’unica Ai disponibile per la versione beta del sistema operativo, che uscirà in estate, sarà appunto ChatGpt.

Una notizia che non ha fatto felice, per dirla con un eufemismo, Elon Musk. Il magnate, che già era sceso in guerra contro OpenAi, di cui era pure stato tra i fondatori e primissimi investitori, adesso ne è diventato il grande accusatore. E’ pronto ad allargare il livello dello scontro alla stessa Apple. Ha utilizzato, Musk, la sua piattaforma, ex Twitter ora X, per recapitare il suo “avviso” a Tim Cook e Sam Altman: “Se Apple integrasse OpenAI a livello di Os, il suo sistema operativo, i dispositivi Apple sarebbero vietati nelle mie aziende. Questa è una violazione della sicurezza inaccettabile. Apple non ha idea di cosa accadrà una volta che i dati sono nelle mani di OpenAi”. Insomma, dopo aver messo in guarda il mondo, circa un anno fa, sulle possibilità disastrose dell’Ai, ora Musk prosegue a bombardare la creatura di Sam Altman lasciando intendere che mirerebbe a mettere le mani sui dati, il vero “oro” del terzo millennio, di tutti gli utenti Apple. Musk ha bisogno di alzare la voce anche perché ha bisogno di lanciare la “sua” intelligenza artificiale, Grok, che non sembra riuscire, almeno fino a questo momento, a decollare. L’invito del tycoon a utilizzare il suo algoritmo di Ai, rivolto agli inserzionisti di X, per il momento non sembra aver sortito effetti apprezzabili.

Questa battaglia, dunque, lungi dall’essere “ideale” è prettamente economica e strategica. Ma c’è un’altra guerra che sta per scoppiare. E, questa volta, potrebbe davvero comportare una rivoluzione. Già, perché le istituzioni Usa hanno deciso di organizzarsi e vederci chiaro attorno al (presunto) cartello triangolare dell’Ai. Il New York Times, nei giorni scorsi, ha riportato che il dipartimento di Giustizia Usa e la Commissione federale per il Commercio hanno superato l’impasse e hanno trovato un accordo. Il primo potrà indagare su Nvidia, colosso dei chip che ha festeggiato, nei giorni scorsi, i 3mila miliardi di capitalizzazione. La seconda, invece, potrà scandagliare dati e informazioni attorno a OpenAi e Microsoft, al loro rapporto (la società fondata da Bill Gates ha sovvenzionato quella di Altman con 1,3 miliardi finora). La notizia, chiaramente, non riguarda gli aspetti formali o burocratici, non è una banale distribuzione di giurisdizioni e competenze a essere tanto importante. Lo è, molto di più, il fatto che le autorità Usa abbiano deciso di fare sul serio e di riportare un minimo di regole e di ordine dentro il far west digitale, un posto dove vige la legge del più forte che ha contribuito a creare un mercato, distorto, fatto di pochissimi player che drenano la maggior parte delle risorse. Un oligopolio, per dirla in altri termini.  


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