“Simulò il suicidio della moglie per vivere con la nuova fiamma”
Un giallo in piena regola, con la presunta simulazione dell’impiccagione della moglie da parte del marito per alterare la verità. Dunque non un suicidio, com’era sembrato in una prima fase investigativa, ma un femminicidio come ipotizza la Pubblica accusa. Del resto, tornato a casa nel cuore della notte, il 5 settembre 2021, Leonardo Magri si era coricato senza accorgersi – questo il suo racconto l’indomani ai soccorritori – che la moglie Daniela Gaiani era già esanime con una cintura al collo fissata alla spalliera del letto. Quando se n’era reso conto svegliandosi al mattino, dopo avere chiamato il 118 aveva slacciato la cintura e aveva provato a rianimarla inutimente. “Mia moglie si è è tolta la vita”, disse il 53enne ai sanitari del Suem, ribadendo subito dopo questa ricostruzione ai carabinieri che erano stati subito chiamati nell’abitazione della coppia a Castello d’Argile. La svolta quasi tre anni dopo la tragedia. La Procura di Bologna è giunta a conclusioni radicalmente diverse e ritiene che l’uomo abbia simulato il suicidio della compagna di 58 anni per sviare le indagini. Il movente? Potere vivere senza alcun vincolo la sua storia d’amore con la nuova fiamma.
Ai dubbi iniziali degli investigatori per un racconto che non convinceva del tutto, aveva aggiunto un tassello importante la consulenza tossicologica del medico legale Elia del Borrello, la quale aveva accertato con l’autopsia che la vittima aveva assunto molto alcol e una quantità importante di psicofarmaci tali da non consentirgli di avere la lucidità e la forza di stringere la cinghia per suicidarsi, come aveva prospettato il marito Leonardo Magri. Inoltre, in base alla registrazione della telefonata dell’uomo al 118 quando aveva dato l’allarme, non c’era traccia del particolare che l’aveva trovata con la cintura di tessuto al collo. Nel prosieguo delle indagini, inoltre, era emerso che il marito da diverso tempo aveva una relazione abbastanza stabile con un’altra donna molto più giovane della moglie. Dalla verifica anche dei tabulati era emerso che la sera del presunto omicidio Magri era uscito proprio con l’amante, sebbene lui stesso avesse parlato di una storia estemporanea. In reatà, dalle testimonianze gli investigatori dell’Arma hanno tratto la conclusione che l’uomo sarebbe stato pressato dalla giovane amante – la quale è estranea al supposto delitto – che gli avrebbe ripetutamente chiesto di lasciare la moglie. L’inchiesta è stata svolta nel massimo riserbo. Ancora nel 2022 Magri, che è difeso dall’avvocato Ermanno Conso, aveva risposto alle domande del pubblico ministero respingendo i sospetti e proclamandosi innocente, ma non trapelò nulla. “Non ho ucciso mia moglie, le volevo bene, e la storia con l’altra donna non era seria” aveva ripetuto Magri. Tuttavia, la pur minuziosa difesa non ha convinto la Procura della Repubblica di Bologna, poiché molti riscontri oggettivi mal si concilierebbero con la versione dell’indagato, la cui posizione si è aggravata fino al punto di convincere il Pm Augusto Borghini di chiudere le indagini per avviare l’azione penale e di portare a processo Magri.
La famiglia di Daniela Gaiani non ha mai creduto al suicidio della propria congiunta e si era affidata all’avvocato Daniele Nicolin per seguire l’attività istruttoria. Lo stesso legale ai cronisti dichiara che “i familiari non vedono l’ora che si possa mettere un punto fermo a questo strazio che dura da quasi tre anni, uno stress notevolissimo per il fratello e la sorella, ma anche per i genitori”. L’avvocato Corso, che preannuncia la probabile costituzione di parte civile qualora si arrivasse all’udienza preliminare a carico di Leonardo Magri, sottolinea che “poi che direzione prenderà la vicenda processuale vedremo, l’importante è mettere una parola di verità, arrivare a una spiegazione di quello che è purtroppo accaduto”.
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