Primo Piano

La formazione per rendere il lavoro bello

di Martina Melli -


Nel lavoro le competenze sono un punto fermo. Come svilupparle e come trattenere i nostri talenti sul territorio per evitare che vadano altrove alla ricerca di prospettive di guadagno e crescita migliori? Presso il Palazzo dell’Informazione, sede dell’agenzia di stampa Adnkronos, si è tenuto stamattina un Q&A davvero interessante che ha visto la partecipazione di ministri, docenti universitari, figure di spicco dei sindacati e capi d’azienda. La formazione, l’investimento pubblico ma anche privato, l’insegnamento dell’informatica nelle scuole e l’intelligenza artificiale sono stati i temi caldi del dibattito. La ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, parlando dell’Ia (definita dal sottosegretario Claudio Durigon “una vera e propria rivoluzione copernicana”) ha annunciato la futura istituzione di un osservatorio sull’impatto che questa tecnologia avrà sul mondo del lavoro nei prossimi anni. “L’obiettivo è quello di dare una visione umanocentrica dello strumento, deve essere preservato il diritto costituzionale delle persone a lavorare”, ha spiegato la ministra. “L’Ia deve servire a lavorare meglio e in modo più sicuro, si pensi alle applicazioni su sicurezza e salute nei luoghi del lavoro o alle attività di supporto alla popolazione anziana”. Particolarmente significativo l’intervento della professoressa Rossella Cappetta, della Sda Bocconi Business School, intitolato “La bellezza del lavoro”, inteso come lavoro giusto, quello di cui si percepisce il senso. Cappetta ha chiarito, basandosi su numerosi studi, quanto la formazione professionale sia essenziale (purché sia una formazione specifica finalizzata a uno scopo specifico) non solo per migliorare la professionalità delle persone, ma anche il loro benessere e la loro salute psicofisica. Formazione che al momento non è sufficiente, non è efficace e non è sostenibile nel precario equilibrio quotidiano dei lavoratori. In Italia l’offerta formativa è frammentata (solo in Lombardia ci sono 8.000 scuole, piccolissime realtà costituite anche solo da una stanza), non ufficializzata da certificazioni valide e molto basica (si va da come utilizzare il computer ai corsi di inglese). C’è insomma, ha continuato Cappetta, “una grande dispersione” quando invece servirebbe un approccio strutturato e di massa, come per esempio il modello Usa del governo Biden che è riuscito a far confluire due milioni di americani in (soli) tre programmi di aggiornamento. Secondo Cappetta, infine, la formazione ha bisogno di essere implementata sul luogo di lavoro, nel corso della giornata lavorativa.


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