Politica

Intervista ad Alberto Cirio

di Giuseppe Ariola -

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, in occasione della firma dell'Accordo per lo Sviluppo e la Coesione con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Asti, 07 dicembre 2023. ANSA/JESSICA PASQUALON


Mancano 10 giorni al voto per le regionali in Piemonte, dove Alberto Cirio corre per il centrodestra e punta alla riconferma dopo aver fatto ripartire una Regione “ferma”. Lo abbiamo sentito per fare il punto sui risultati ottenuti negli ultimi 5 anni e sugli obiettivi prefissati in caso di un bis.

Quali sono i principali successi che ritiene di aver conseguito durante il suo primo mandato?

“Nel 2019, quando i piemontesi ci hanno scelto per la guida per Piemonte, la nostra era una regione ferma. Era ferma la Tav, i cantieri dell’Asti-Cuneo erano senza autorizzazioni e senza soldi; tante opere erano solo sulla carta, come la Pendemontana, di cui i cantieri oggi sono in corso, e altre procedevano a rilento come la Torino-Ceres, con il collegamento diretto tra il centro di Torino e l’aeroporto, oggi finalmente aperto e usato ogni giorno da migliaia di passeggeri. Questo Piemonte fermo, che aveva bisogno di ripartire, oggi è ripartito. Da fanalino di coda dell’economia del Nord, oggi cresce come l’Italia, esporta più della media nazionale, con tassi di occupazione migliori. Appena abbiamo potuto alzare la testa dall’emergenza ci siamo subito messi al lavoro sui tanti progetti strategici, a partire dalla sanità per ricostruire un sistema che in Piemonte era già fragile – perché arrivava da anni di tagli e investimenti zero – e che la pandemia ha ulteriormente indebolito”.

Che obiettivi si pone, invece, per i prossimi 5 anni?

“Prima di tutto la sanità: più assunzioni, più posti letto, nuovi ospedali. So che il lavoro da fare è tanto, ma abbiamo guidato il Piemonte negli anni più difficili della sua storia e siamo riusciti a uscire dalla pandemia prima e meglio di altri grazie a una campagna vaccinale diventata modello a livello nazionale. Con la stessa determinazione affronteremo e risolveremo il problema delle liste d’attesa a partire dal nuovo bando per il nuovo Cup, il centro unico per le prenotazioni, che abbiamo ereditato dal centrosinistra e si è rivelato completamente inadeguato. Proseguiremo il lavoro avviato anche sul fronte delle infrastrutture e per sostenere le politiche di sviluppo e di accompagnamento della transizione ecologica, senza dimenticare i lavoratori. Nella classifica del Financial Times il Piemonte è oggi la sesta regione in Europa per la capacità di attrarre investimenti. In questo contesto esiste una crescente centralità turistica, che stiamo costruendo grazie alla bellezza del nostro territorio, alla ricchezza della nostra offerta turistica e ai grandi eventi. Nel 2023, di avere il 10% in più di turisti rispetto al 2022, e il 52% dall’estero”.

Il Pnrr offre grandi opportunità. Come immagina di disegnare il Piemonte ‘del domani’?

“Il Pnrr vale per il Piemonte circa 8 miliardi, di cui 6 già arrivati e quasi 2 miliardi per progetti a regia regionale sui quali la Corte dei Conti ha certificato il rispetto dei tempi. E questo perché Piemonte ha una storia di buona capacità dei fondi europei. Siamo stati la prima Regione italiana ad avere l’approvazione da parte della Commissione europea dei nuovi piani di attuazione del Fesr – 1,5 miliardi di euro – e questo ci ha consentito di avviare in tempi rapidi i bandi sulle principali misure, consapevoli della necessità di supportare il nostro tessuto produttivo e sociale. Proprio la scorsa settimana la Commissione europea e il Dipartimento per le politiche di coesione hanno annunciato che il Piemonte è la prima Regione in Italia per spesa sul nuovo programma Fesr: già certificati 70 milioni, avviati bandi per 625, e attivate risorse per 804 milioni con l’obiettivo di arrivare a 954 entro la fine dell’anno”.

Quella che amministra è una regione già virtuosa. Come crede inciderà la riforma dell’Autonomia differenziata?

“Con l’autonomia differenziata il Piemonte potrà gestire direttamente alcune partite strategiche con maggiore efficienza e migliore capacità di spesa. Poter, ad esempio, pagare di più un insegnante che tiene aperta una scuola di montagna rispetto a chi lavora in centro a una città, mi sembra importante e di buon senso”.

Sulla sua ricandidatura c’è stata la piena e immediata convergenza di tutti i partiti del centrodestra. Un bel riconoscimento ma anche una grande responsabilità. Come la vive?

“Sono molto grato alla mia maggioranza e ai partiti che la compongono per aver creduto in me per provare a guidare il Piemonte per altri 5 anni. Abbiamo sempre lavorato insieme e in maniera compatta e continueremo a farlo se i Piemontesi ci accorderanno ancora la loro fiducia”.


Torna alle notizie in home