Editoriale

Senatori a vita addio, vince la democrazia

di Adolfo Spezzaferro -


Il primo passo concreto verso la riforma della Costituzione per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio è l’abolizione dei senatori a vita di nomina presidenziale. Ieri l’Aula del Senato ha approvato l’articolo 1 della riforma del Premierato che abroga il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione. Non sono mancate le scintille con l’opposizione, come era prevedibile. C’è stato anche uno scontro tra il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, e il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati. L’abolizione dei senatori a vita nominati dal capo dello Stato rientra in un riequilibrio dei poteri previsto dalla riforma del Premierato. Il ruolo politico dei senatori a vita – ossia quei voti che fanno la differenza quando non si hanno i numeri in Aula – viene meno proprio in virtù di un governo più forte perché espressione di un premier eletto direttamente dai cittadini, quindi con ampio mandato popolare (a prova di voto dei senatori a vita). La loro eliminazione peraltro tocca anche il concetto di rappresentanza. Perché finora abbiamo visto accanto ai senatori eletti dai cittadini quelli nominati dal Presidente per meriti, per aver dato lustro alla nazione (o per – lo ripetiamo – compensare certi equilibri numerici). Il caso di scuola poi dell’uso strumentale politico è la nomina a senatore a vita di Mario Monti, poi incaricato di formare il governo tecnico (e del Presidente) che ha portato lacrime e sangue al Paese. Resteranno in carica soltanto i presidenti emeriti della Repubblica. Il prossimo passo verso la riforma costituzionale sarà l’approvazione della legge alla Camera, ovviamente in doppia lettura. Con l’abolizione delle nomine presidenziali resteranno in carica i senatori attualmente nominati. Ora il sistema democratico sarà ancora di più basato sulla volontà dei cittadini. E quindi sarà ancora più democratico. Con buona pace della sinistra che storicamente contraria ai senatori a vita oggi si straccia le vesti per la loro abolizione.


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