Giuliana De Medici Almirante: “L’esempio di mio padre è proprio quello di dare l’esempio”
La visione etica dell’uomo. Ne parliamo con Giuliana de’ Medici Almirante, figlia del politico Giorgio, segretario generale della Fondazione Giorgio Almirante a Roma.
Nel mondo attuale in quali valori portati avanti da suo padre si riconosce in modo particolare?
Per alcuni versi Almirante era per la vita, quindi oggi direbbero antiabortista; invece semplicemente privilegiava la vita rispetto alla morte. Poi, certo, bisogna ovviamente anche contestualizzare.
Cosa intende?
La famiglia era uno dei capisaldi della sua esistenza, soprattutto in termini valoriali. Era un gentiluomo a tal punto che anche il Partito per lui era una grande famiglia; si preoccupava ove ci fossero delle tensioni o delle manifestazioni con dei pericolosi scontri, perché per lui ogni ragazzo era come un figlio. Da questo si deduce che avesse un forte senso di comunità.
Lei ha ribadito poc’anzi che suo padre tenesse alla vita quasi per rimarcare le distanze in merito a delle presunte simpatie che alcune malelingue lo accreditassero come un sostenitore della pena di morte. Cosa potrebbe dirci a tale riguardo?
Detto così si potrebbe prestare il fianco a delle strumentalizzazioni non solo politiche ma, finanche, sul piano etico. In realtà, nel dibattito di quegli anni, vi era chi sostenesse non utile inasprire le pene fino a quella estrema della perdita della vita che sicuramente è il bene primario, ma, in un’ottica di rispetto della legalità dell’epoca, si era convinti che potesse essere, anche se estremo, un deterrente importante per certi tipi di crimini molto efferati e crudeli i quali si ravvisava andassero quantomeno arginati. Infatti, oggi il senso di impunità che alberga in questa società, unito alla scarsa certezza della pena, ha portato proprio al fenomeno contrario, vale a dire una società violenta, irrispettosa e crudele che non ha più rispetto per nessuno. Soprattutto, dei soggetti più fragili ossia: anziani, donne e bambini. Il livello di aggressività e indecenza, nella società in cui viviamo, sembra proprio aver superato il limite.
Sulle tematiche civili e sociali cosa mi dice esser vero riguardo gli insegnamenti di Giorgio che possono essere recepiti dall’attuale contesto politico della destra di governo?
Su alcune cose come, per esempio, negli anni Settanta, le battaglie per il divorzio che lo videro da una parte in prima linea per i diritti civili ma, finanche, dall’altra doversi allineare formalmente alla maggioranza del partito che ufficialmente era contrario al divorzio. Fu infatti proprio quest’ultima l’indicazione per il referendum. In merito all’aspetto sociale, invece, il partito che contribuì a fondare il 26 dicembre del 1946 si chiama proprio Movimento Sociale Italiano proiettato, di conseguenza, verso l’aiuto dei bisognosi, con un alto rispetto del popolo in quanto tale. Non solo, anche con un particolare riguardo ai lavoratori che si volevano far progredire non soltanto in un’ottica di assistenzialismo ma, forse soprattutto, in termini di produttività e merito. Infatti, fu il primo firmatario di una proposta per introdurre la partecipazione agli utili dei lavoratori. Ma tale proposta non passò, in quanto veniva dalla destra e i tempi forse non erano maturi, ma tale afflato riecheggia anche oggi. Altro provvedimento innovativo che propose – ed anche questo, purtroppo, non venne accolto – fu proprio il Presidenzialismo. Tema, oggi, nell’agenda del dibattito politico.
Quindi ci sta dicendo che l’eredità di Giorgio Almirante è ancora attuale e può essere un faro per la politica in generale, ma soprattutto per consegnare il futuro dei giovani?
Guardi siamo in tempi e situazioni diversi da allora, ma sicuramente, alcuni uomini politici lasciano il segno a prescindere dalle epoche e dagli schieramenti. Insomma, bisognerebbe seguire il suo esempio di integrità morale, coerenza e correttezza. Tali virtù gli vennero riconosciute alla sua morte da tutti; alla sua camera ardente vennero ad omaggiarlo tutti i più grandi politici di allora da Forlani, Iotti, a Pannella con i messaggi di cordoglio di Napolitano e di Mattarella che poi sono divenuti Presidenti della Repubblica. In conclusione, proprio questo mi ha insegnato mio padre: “Che nella vita bisogna dare l’esempio”. Proprio quello che proviamo a fare in via Boccardo 26 nella sede della nostra Fondazione, ogni giorno, nel suo ricordo.
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