Campi Flegrei, la parola d’ordine è “Convivenza vigile”. Il piano del governo dopo lo sciame
La conta di decine di migliaia di persone nell’area più a rischio dei Campi Flegrei – “sono ottantamila” – fa dire a Nello Musumeci, ministro della Protezione Civile, che il lavoro da fare, per prevedere una evacuazione, è impegnativo. Il vertice interministeriale è finito, Musumeci auspica “persone informate”. Cento tecnici in 55 squadre girano da giorni nell’area. L’obiettivo è una ricognizione del costruito “legale” cui assegnare finanziamenti. Per il resto, si aspira a una “convivenza vigile”.
La cronaca. Non ci sono state le temute scosse nella notte ma la paura è cresciuta per la scossa alle 8.28 con epicentro a 4 km di profondità nel golfo di Pozzuoli, di magnitudo 3,4. Nella seconda notte fuori casa dagli abitanti di Pozzuoli e Bagnoli è rimasta la tensione.
Monta secondo copione il balletto di dichiarazioni di esperti e rappresentanti istituzionali. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è intervenuto su un quotidiano dicendo di aver “gestito” terremoti e vanta tranquillità. O, almeno, si imbarca in considerazioni che sembrano guidate dal refrain di una nota canzone (“Era già tutto previsto”), riferendosi legittimamente a fenomeni che gli esperti ribadiscono ovviamente essere imprevedibili. L’invito di Manfredi ad evitare allarmismi, strumentalizzazioni, sciacallaggi e fake news cade in uno scenario dove i nervi tesi dei residenti non favoriscono ragionamenti troppo pacati. Da martedì si inseguono denunce e dichiarazioni tradotte in un unico interrogativo: quale efficacia possono avere, all’atto pratico, piani di evacuazione o di raggruppamento delle persone che poi si scontrano con ingorghi e cantieri che rallentano già la normale circolazione?
La normalità da assicurare ai cittadini, nel via di una fase senza deadline, è sempre più difficile. Continuano i controlli e le verifiche sugli edifici inagibili, con i numeri che aumentano di ora in ora anche per le famiglie evacuate o per quelle che comunque continueranno a non tornare nelle loro case.
Tra Pozzuoli e Bagnoli sono state montate le tendopoli da parte della Protezione Civile, presto ne saranno montate altre: resteranno in piedi anche quando l’emergenza finirà, come confermato dal prefetto di Napoli Michele di Bari, in visita al Coc di Pozzuoli e Bacoli, e che pure lui evidenzia l’impegno sulle vie di fuga.
Piani evacuazione, terreno di possibile polemiche. I sindaci dicono di aver fatto esercitazioni. Così come l’Asl Napoli 2 Nord, che però è arrivata ieri a smobilitare quasi del tutto l’ospedale Santa Maria di Pozzuoli. Il dg Mario Iervolino parla di “alleggerimento”: bloccati i ricoveri ordinari e programmati, avviate le dimissioni nei reparti. Dei 208 posti letto ne rimarranno circa una settantina, per le sole emergenze e per i malati oncologici. Un passo indietro sulla strada della normalità cui tutti aspirano. E cui rinuncia invece l’isola di Procida, dopo l’ultima scossa di ieri mattina: sgomberate tutte le scuole.
Geologi e vulcanologi non fanno solo il loro “mestiere”, esprimendo opinioni pure sulla politica urbanistica che ha “consentito di tutto”, portando a vivere 5/600mila persone su un “supervulcano” tenuto a bada dai monitoraggi h24 come un bambino irrequieto: il rischio eruzione non c’è, il magma è ancora a 5 chilometri sotto terra.
Il tema che cresce, poi, nelle prese di posizione, è quello del bonus sisma. Il sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni chiede a chiare lettere perché, consentito in altre parti d’Italia (si riferisce alle regioni colpite dai terremoti del 2016 e del 2019) non possa valere anche per i Campi Flegrei. Si impossessa della questione pure il governatore Vincenzo De Luca: “Sarebbe ragionevole. E’ uno dei tanti motivi di differenziazione tra Sud e Nord che sono incomprensibili, abbiamo sollevato la questione sull’alluvione di Ischia e oggi ai Campi Flegrei”. E auspica pure “l’apertura di centri accoglienza in caso di evacuazione dei cittadini, perché servono strutture di alto livello e non siamo ancora del tutto adeguati”.
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