Politica

PRIMA PAGINA-No al Grande Fratello fiscale. Intervista a Guido Liris

di Giuseppe Ariola -

Guido Liris, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Bilancio al Senato


Redditometro sì, redditometro no. La misura, rivista rispetto al passato dal viceministro Leo, agita sia l’opposizione che la maggioranza, divisa tra chi invoca una soppressione di questo strumento e chi lo ritiene utile per contrastare la ‘grande’ evasione fiscale, con il governo chiamato a trovare una sintesi nel Consiglio dei ministri di domani. Abbiamo fatto il punto con Guido Liris, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Bilancio al Senato.

Senatore, la questione del redditometro ha causato una certa agitazione, davvero si vogliono spiare le spese dei cittadini?

“Giorgia Meloni è stata chiarissima, Fratelli d’Italia non è mai stata e non sarà mai a favore di una sorta di Grande Fratello dal punto di vista fiscale e di un redditometro come mezzo di controllo certosino della capacità di spesa del singolo contribuente, tutt’altro. Noi vogliamo uno strumento che ci consenta di attaccare i grandi evasori, non il Grande Fratello per i piccoli risparmiatori o per quei cittadini che oggi sono già fin troppo vessati da un carico fiscale insopportabile. La scelta del Presidente del Consiglio di far partecipare Maurizio Leo al prossimo Consiglio dei ministri è dovuta proprio alla volontà di chiarire l’impatto di questa norma e valutare, di conseguenza, se dovesse emergere qualche modifica condivisa da apportare. Una posizione di estrema apertura, tenuto conto che lo strumento introdotto da Renzi è stato cancellato, lasciando un vuoto normativo che consente all’organo vigilante un raggio di libertà d’azione eccessivo, quasi vessatorio, se non, in alcuni casi, discrezionale”.

Finora, invece, come funzionavano questi accertamenti?

“Che l’Agenzia delle entrate abbia capacità e possibilità, quando e come vuole, di verificare la capacità di spesa dei contribuenti e quanto ci sia di eventualmente inappropriato nelle dichiarazioni è qualcosa che già esiste dal 1973. Con il redditometro introdotto da Renzi, invece, si andava a commisurare il reddito percepito con le ordinarie spese quotidiane, dalla spesa al supermercato all’acquisto di un farmaco, per fare un esempio. In tal modo si procede a una comparazione lineare, oltretutto senza contraddittorio, tra quanto percepisci e la tua capacità di spesa. Questo tipo di redditometro è stato poi tolto da Conte che prometteva di sostituirlo con una nuova norma che, però, non ha mai fatto. Nel vuoto normativo che si è venuto a creare si è determinata una libertà completa in capo all’organismo di vigilanza e, quindi, dei vari direttori regionali dell’Agenzia delle entrate. Pertanto, vogliamo una norma che vada nella direzione opposta, ovvero che non voglia vessare i contribuenti, ma che faccia emergere l’evasione fiscale, chiedendo di dimostrare la capacità di spesa di chi pur guadagnando tantissimo e avendo un alto tenore di vita, molto spesso, attraverso artifizi contabili, risulti nullatenente e non paghi le tasse.

La questione sarà affrontata dal prossimo Consiglio dei ministri. Quale è l’obiettivo?

“Capire come riuscire a controllore i grandi evasori, questo è quanto sarà spiegato dal viceministro all’Economia al Consiglio dei ministri di venerdì. Immaginare che Maurizio Leo faccia la riforma fiscale che tutti conosciamo, e poi vada a inserire il redditometro in chiave repressiva nei confronti dei lavoratori onesti è un ossimoro, una bestemmia politica. In realtà si vuole fare il contrario, cioè, capire come questa misura, introdotta dopo un vuoto che doveva essere colmato e non lo è stato, possa salvaguardare gli onesti e, al contempo, colpire i grandi evasori. Bisognerà vedere cosa accadrà venerdì, ma l’atteggiamento di Giorgia Meloni che vuole aprire a un confronto in Consiglio dei ministri è un’ulteriore dimostrazione di voler andare alla ricerca di un perfezionamento dello strumento. Eventuali nuovi contributi che aiutino a chiarire meglio alcuni aspetti nella direzione indicata saranno certamente ben accetti”.

Eppure Antonio Tajani ha annunciato la volontà di proporre, proprio venerdì, un’abolizione di questo strumento.

“Tajani forse pensa ci sia una reintroduzione in chiave sovietica di uno strumento che vada a vessare la classe media, invece qui si parla di contrastare la grande evasione. Alle volte ci sono delle dichiarazioni dei redditi oltre che imbarazzanti anche mortificanti in uno Stato civile. C’è un limite alla decenza che non può essere superato”.


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