Politica

PRIMA PAGINA-Toti in ostaggio pesa sulle europee

di Giuseppe Ariola -

Il presidente della regione Liguria Giovanni Toti


A prescindere dalle valutazioni e dalle discussioni politiche relative all’arresto del governatore della Liguria Giovanni Toti a ridosso delle prossime elezioni europee, una cosa è certa, l’inchiesta e le misure cautelari disposte dalla magistratura avranno un peso non indifferente sul voto. Al netto delle polemiche, giuste o sbagliate che siano, sulle tempistiche degli arresti che hanno indotto molti a parlare di un’iniziativa giudiziaria a orologeria, il dato è che l’opinione pubblica è influenzata da questa indagine e, ovviamente, non solo in Liguria. E di certo la gogna mediatica che fomenta, avallandole, le idee di chi ha già deciso che Toti sia colpevole mette un ulteriore carico. Che l’immagine pubblica di Toti, esponente del centrodestra, sia oggetto di un forte screditamento è un dato di fatto incontrovertibile, al di là che questa circostanza sia o meno frutto di una strategia studiata a tavolino. Inoltre, la situazione è destinata a peggiorare, perché il governatore non sarà ascoltato dai magistrati prima della fine del mese, nonostante le diverse richieste del suo avvocato alla procura. Altra circostanza che ha alimentato non poche polemiche e alla quale il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, ha sentito la necessità di replicare, ricordando che ascoltare o meno un indagato e quando eventualmente procedere in tal senso “è una decisione del pm” che “non è obbligato a farlo”. Di certo, però, nel corso delle prossime settimane continueranno a trapelare esclusivamente gli elementi accusatori, proprio come accaduto finora. La posizione di Toti seguiterà quindi a indebolirsi. Già oggi, in barba al principio costituzionale della presunzione d’innocenza, come riscontrato da diversi sondaggi, la maggioranza degli italiani si dice favorevole all’arresto di Toti e circa il 40% degli intervistati ritiene che il governatore si debba dimettere. Questo dimostra come l’inchiesta ligure si sia repentinamente trasformata in una questione politica. Anche perché la risonanza mediatica di quanto sta accadendo danneggia l’immagine della politica tutta provocando una disaffezione da parte dei cittadini che si trasforma in astensionismo. Insomma, il quadro non è certamente dei migliori sotto nessun punto di vista, anche perché in gioco ci sono soprattutto le sorti di una regione strategica come la Liguria che rischia la paralisi. Anche per questo sarebbero stati auspicabili tempi ristretti per ascoltare il presidente della Regione – che attraverso il suo legale ha fatto sapere di essere pronto a ribattere alle accuse dimostrando la legittimità delle proprie azioni – e per valutare la richiesta di una revoca degli arresti domiciliari che certamente arriverà sulla scrivania del gip appena dopo che Toti avrà potuto rendere l’ormai agognato interrogatorio. Questo non solo nel sacrosanto interesse di una persona solamente indagata e soggetta all’arresto in via preventiva, ma anche per ragioni di responsabilità, cui nessun potere, corpo o ordinamento dello Stato è esente, al di là delle finalità che persegue, nei confronti di un’intera comunità, in questo caso quella ligure. Va da sé che più si allungano i tempi di questo appuntamento con i pm e più la situazione peggiora, soprattutto dal punto di vista amministrativo, perché si rischia il blocco delle attività già in corso o di quelle che avrebbero dovuto prendere il via. E le dimissioni di Toti per sbloccare questa situazione di impasse non sarebbero una soluzione, anzi, aprirebbero un problema ben più grave perché comporterebbero un vulnus democratico. Il governatore oggi è innocente e tale deve essere considerato fino a sentenza definitiva; non si può quindi immaginare un suo passo indietro in barba a tutti gli elettori che lo hanno votato e che, se innocente come dice di essere, lo voterebbero nuovamente. La democrazia non è barattabile, non è bypassabile e i suoi processi non possono essere stravolti. È chi rappresenta le istituzioni che deve adeguarsi alla democrazia, non viceversa.


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