L’appello del Papa: “Bisogna fermare l’emorragia di vita”
Si è tenuta lo scorso 9 e 10 maggio, presso l’Auditorium della Conciliazione, la IV edizione degli Stati Generali della Natalità, evento organizzato dalla Fondazione per la Natalità, non senza tensioni e colpi di scena. L’avvenimento in questione si riferisce al ministro Roccella, la quale è stata contestata durante la prima giornata decidendo, quindi, di abbandonare l’evento senza parlare. A prendere le sue difese personali e, finanche, del diritto di parola tout court, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma al di là della cronaca e della strumentalizzazione politica quello che interessa di più ricordare ed evidenziare è l’intervento del Papa che anche quest’anno non è voluto mancare, partecipando ed aprendo la seconda giornata, con un semplice “buongiorno”, seguito da un applauso e di seguito: “È bello fare un applauso quando uno dice buongiorno, perché tante volte non ci salutiamo”, dicendo poi di avere a “cuore la natalità”. Inoltre, nel suo discorso articolato e illuminante, risponde alle teorie per cui la nascita di bambini è fattore di squilibrio in questo modo: “La vita è un dono, non un problema. Lo è il materialismo cieco e dilagante e il consumismo che è un virus malefico”. Il Pontefice riporta i dati di uno studioso di demografia: “Armi e anticoncezionali investimenti con più reddito: uno uccide la vita, l’altro la impedisce”. Appello ai governi: maggiore impegno per frenare l’emorragia di vita. Mentre fuori si scatenano disordini perché dei manifestanti provano a forzare gli sbarramenti delle forze dell’ordine all’interno dell’Auditorium viene ricordato, purtroppo, che in Italia l’età media è di 47 anni e Francesco evidenzia che in questa società dove le madri sono costrette a scegliere tra lavoro e figli, dice: “Urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine” a favore della famiglia, oltre che “un impegno maggiore da parte di tutti i governi”. Il Presidente della Fondazione per la Natalità, De Palo, che siede affianco al Papa, il quale organizza tale evento coinvolgendo tutte le anime della società riunendo in queste due giornate ministri, giornalisti, intellettuali, imprenditori, personaggi noti di spettacolo e sport, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche legate alla denatalità e alle relative soluzioni, nel suo intervento dice ringraziando il Papa che è “la persona più importante che abbiamo è quella che ci mette più a nostro agio”, ricordando anche l’obiettivo di fondo degli Stati Generali che sono appunto “la primavera demografica, non perché siamo preoccupati da chi ci pagherà le pensioni ma perché vogliamo che i nostri figli siano liberi”. Il Pontefice, nel ricordare che in Europa vi è una età media di 24 anni dice anche che sta diventando “un continente stanco e rassegnato” e afferma chiedendo: “Nonostante tante parole e tanto impegno, non si arriva a invertire la rotta. Come mai? Perché non si riesce a frenare questa emorragia di vita”? Quindi vi è un problema riguardante il materialismo e l’egoismo in questa società ammonendo: “Il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo; non sono i figli, ma l’egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare malsane interdipendenze tra sistemi sociali, economici e politici”, afferma il Papa citando Giovanni Paolo II. Denuncia “l’egoismo” che porta “ad avere tanti beni, senza più saper fare il bene”. “E le case – constata Francesco – si riempiono di oggetti e si svuotano di figli, diventando luoghi molto tristi. Non mancano i cagnolini, i gatti… Questi non mancano. Mancano i figli”. Richiama poi l’importanza dei nonni, fondamentali per costruire il futuro. In conclusione nei saluti finali chiede: “Non dimenticatevi di pregare per me. Ma pregate a favore: non contro”. Tale richiesta sembra quasi rispondere ai canti dei bambini sul palco a inizio evento, in attesa del proprio del Papa i quali, vestiti di arancio, in tenera armonia cantavano con allegria perché, come ci insegna anche Sant’Agostino: “Chi canta prega due volte”.
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