Cronaca

Baby squillo di lusso a Bari, dieci arresti, una mamma ha fatto scattare le indagini

di Rita Cavallaro -


Baby squillo di lusso a Bari, allettate dai guadagni ingenti e finite nel giro di prostituzione gestito da sfruttatori senza scrupoli, che offrivano le ragazzine a clienti insospettabili. Ieri i poliziotti della Squadra mobile del capoluogo pugliese hanno messo fine al business che coinvolge tre ragazzine minorenni e hanno arrestato i presunti aguzzini. Si tratta di quattro donne, finite in carcere, ma sono dieci le persone, tra cui alcuni frequentatori delle squillo, indagate nell’inchiesta della Procura di Bari, che, su ordine del gip, ha portato all’esecuzione delle misure cautelari non solo nella cittadina del capoluogo pugliese, ma anche a Roma, Trani e Lecce. In galera sono finiti Marilena Lopez, Antonella Albanese, Federica Devito, Elisabetta Manzari, Ruggiero Doronzo e Nicola Basile. Ai domiciliari due presunti frequentatori, Fabio Carlino e Roberto Urbino, iscritti nel registro degli indagati in quanto, secondo gli inquirenti, sarebbero stati consapevoli della minore d’età delle escort e, nonostante tutto, avrebbero scelto di consumare comunque i rapporti sessuali con le ragazzine in cambio di danaro. Obbligo di dimora per Stefano Chiriatti, un altro frequentatore, e per Michele Annoscia, gestore di una struttura alberghiera accusato di aver tollerato l’esercizio abituale della prostituzione. Era in quelle stanze, infatti, che si sarebbero consumati gli incontri sessuali tra le minorenni e i clienti paganti.
Il giro di prostituzione minorile sarebbe iniziato nell’ottobre del 2021, ma i riflettori investigativi della Squadra mobile di Bari si sono accesi nel marzo 2022, quando una delle mamme delle baby squillo ha presentato denuncia. La donna si era insospettita per gli strani comportamenti della figlia e per la frequentazione della ragazzina con una maggiorenne, “descritta dalla voce pubblica come escort operativa nella regione delle Marche”, scrive la polizia in un comunicato. Le foto della maggiorenne sarebbero state pubblicate in un annuncio che la descriveva come una escort operativa nelle zone delle Marche. Erano dunque partiti gli accertamenti, che avrebbero portato alla luce, grazie alle intercettazioni telefoniche e ai pedinamenti, il business delle baby prostitute d’alto bordo. Le ragazzine, all’epoca 16enni, sarebbero state adescate dagli sfruttatori e introdotte nel mondo degli incontri sessuali con clienti facoltosi dietro la promessa di guadagni facili e regali preziosi. Le singole prestazioni, consumate in alcune strutture ricettive di Bari e della provincia, sarebbero state pagate centinaia di euro. Soldi che venivano divisi tra gli sfruttatori e le minorenni, le quali poi li spendevano per l’acquisto di abiti, borse e per cene in ristoranti esclusivi e molto costosi. Acquisti che le ragazzine avevano tentato di nascondere ai propri familiari, per non destare sospetti sul modo in cui avevano raggranellato i soldi per i vestiti griffati.
Tutto il giro era organizzato nei dettagli. Per la gestione dell’attività, sarebbero state attivate utenze telefoniche dedicate, che venivano inserite negli annunci online delle escort. C’era chi era addetto a ricevere le telefonate dei clienti che fissavano gli appuntamenti. A quel punto altri indagati provvedevano a prenotare in anticipo le camere presso le strutture ricettive. E c’era pure chi accompagnava le baby prostitute nelle stanze d’albergo dove venivano consumate le prestazioni. Gli investigatori hanno constatato che alcune delle donne arrestate e il presunto sfruttatore barese avrebbero aspettato in stanze vicine nel corso degli incontri, in attesa che le baby escort terminassero le loro prestazioni. A quel punto avrebbero personalmente ricevuto dai clienti, tra i quali avvocati e imprenditori, il denaro pattuito per l’atto sessuale. Infine consegnavano la metà della somma alle giovanissime, mentre il restante 50 per cento lo tenevano per loro. “Il giro d’affari lo possiamo solo intuire, parliamo di prestazioni con tariffe di 100-150 euro”, ha detto il procuratore aggiunto di Bari, Ciro Angelillis.


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