Economia

Giorgetti non stronca il Patto: “Almeno è un passo avanti”

di Giovanni Vasso -


Non è né stanco né amareggiato il ministro Giorgetti, il voto sul Patto di stabilità in Europa non l’ha scalfito e nemmeno lo faranno le polemiche politiche provenienti dalla minoranza. Nessun partito italiano, a Strasburgo, ha detto “sì” al Patto che, per Giancarlo Giorgetti, “è sicuramente un compromesso e non è la proposta italiana che il sottoscritto ha portato avanti”. Ma che, comunque, è meglio di niente: “Quando si è in ventisette a discutere bisogna ottenere quello che è possibile e ciò che è stato ottenuto è un passo avanti rispetto alle regole che sarebbero entrate in vigore l’anno prossimo”. Insomma, Giorgetti non è così catastrofico. E, anzi, per il titolare del Mef è l’occasione per tornare a randellare sui temi più scottanti della politica economica nazionale: “Il Patto – afferma Giorgetti – certamente non risponde ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello Lsd: lassismo, debito e sussidio”. Una mazzata diretta, nemmeno troppo velatamente, al Movimento Cinque Stelle e al “suo” Superbonus: “Il modello, credo, sia quello che ha fatto grande questo Paese dal dopoguerra: sacrificio, investimento e lavoro. Questo è il pensiero del governo. Che bello il superbonus che fa schizzare il Pil, brutto invece se crea il dilemma a chi deve prendere decisioni se mettere i soldi sul superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola alla cultura. Purtroppo chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di mettere questi soldi sul superbonus e toglierli a qualcun altro e alimentare il debito”.
Il Giorgetti-pensiero è condiviso dalla maggioranza e nemmeno all’interno del suo stesso partita, la Lega. Dal Carroccio, si è alzata la voce critica di Claudio Borghi secondo cui “il nuovo Patto fa schifo”. Criticità che, però, non impattano sull’operato del governo o del ministro Giorgetti bensì sulla farraginosità e sulle “solite” regole (non scritte) delle estenuanti mediazioni europee. Borghi, ad Affari Italiani, ha spiegato le ragioni che hanno spinto il Carroccio ad astenersi sulla proposta presentata al Parlamento Europeo: “Quando c’è un voto di astensione in Ue vuol dire che ci sono aspetti negativi e altri positivi. Quelli positivi sono che si tratta di un compromesso migliore delle regole pre-Covid, ottenuto durante le negoziazioni a cui ha partecipato per l’Italia il ministro Giorgetti, gli aspetti negativi sono che il nuovo Patto di Stabilità fa schifo”. Quindi il parlamentare leghista è entrato nello specifico della vicenda denunciando il “gioco” politico, o meglio l’aut-aut che si è prodotto con il voto a Strasburgo: “Si tratta della solita cosa congeniata dall’euro-burocrazia che non è per niente quello di cui avremmo bisogno per recuperare la crescita economica persa in questi anni. Se si vota a favore vuol dire che lo si condivide, se si vota contro vuol dire riconoscere che erano meglio le regole precedenti, cosa che oggettivamente non è, ecco perché si è arrivati all’astensione unitaria del centrodestra, anche per non arrivare al voto in ordine sparso”. Insomma, meglio non averci a che fare.
Tornando a Giorgetti, il ministro, dopo aver scherzato sul fatto di non essere stanco, s’è tolto un sassolino dalla scarpa rievocando le lunghe settimane di trattativa sul Patto e strigliando le minoranze: “L’opposizione alla proposta italiana non arrivava da governi pericolosamente sovranisti, governati da amici della Lega o di Fratelli d’Italia, tutt’altro: mi sembra che qualcuno sia anche di gruppi di riferimento dell’opposizione”. Quindi il ministro s’è rivolto al Parlamento, e non solo, gonfiando il petto d’orgoglio: “Penso che questo governo abbia meritato la fiducia prima di tutto del popolo e vedendo risultati elettorali mi sembra che ci sia. In una democrazia parlamentare la fiducia del Parlamento, e mi sembra che questa ci sia. E in una democrazia parlamentare con un debito alto come quello italiano è molto importante anche la fiducia dei mercati e questa l’abbiamo meritata”.


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