Numeri, cifre, analisi e proiezioni, dare e avere, Def e Superbonus. Ci sono incubi che non passano. E il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, ne ha uno ricorrente. Che gli toglie il sonno o, per dirla con lui, gli provoca il mal di stomaco solo a evocarlo. Un incubo, quello che torna e non passa, capace, come Freddie Kruger, di fare a pezzi i conti dello Stato. Stavolta, però, a lanciare l’allarme non è stato né Giorgetti né qualche suo collega di governo. Ma è stata Bankitalia. Il capodipartimento Economia e Statistica di Palazzo Koch, Sergio Nicoletti Altimari, durante la sua audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato ha lanciato l’allarme sul Superbonus: “Benché il Def non includa informazioni esplicite al riguardo, si può valutare che l’ammontare dei crediti d’imposta per Superbonus contabilizzati per competenza nei conti del 2023 pubblicati da Istat a inizio aprile sia pari a quasi 3,7 punti percentuali del Pil”. Un’enormità. Che, detta in soldoni, si traduce in un esborso mostruoso. Pari a 77 miliardi di euro. Per intendersi, vale quanto il Colosseo, almeno secondo la valutazione (sociale) che ne fece Deloitte nel 2022. Ma se il Colosseo genera (sempre secondo Deloitte) un giro d’affari da 1,4 miliardi, il Superbonus (per Bankitalia) produce voragini, buchi, ammanchi nei conti pubblici pari a un “valore di oltre cinque volte a quanto il Def 2023 prevedeva che sarebbe maturato nell’anno”. Dal momento che presto gli italiani saranno costretti a dover rimettere a nuovo le loro abitazioni a causa della controversa direttiva Casa Green, Bankitalia si è raccomandata: fate tutti i bonus che volete, scegliete la formula che preferite ma, per favore, un altro Superbonus no.
Più che una spada di Damocle, il Superbonus grava sul Def come un arsenale atomico. “Gli andamenti macroeconomici delineati dal Def sono ricompresi nel ventaglio delle previsioni dei principali previsori collocandosi tra quelli più positivi – ha spiegato il funzionario di Bankitalia durante la sua audizione alla Commissione Bilancio – e i rischi sulla crescita rimangono prevalentemente al ribasso”. Ci sono, infatti, ulteriori elementi che pesano sulla tenuta dei conti. Quando si parla di conti pubblici e di bilancio, specialmente in tempi di vacche magre, vige la regola aurea della coperta. Che è sempre corta. E se occorrerà coprire le falle del Superbonus, da qualche altra parte occorrerà tagliare. O, per essere più ottimisti e fedeli alla realtà, bisognerà programmare con maggiore oculatezza e cautela. Bankitalia vede in chiaroscuro anche un’altra misura che, a differenza del Superbonus, sta davvero a cuore. Tanto a Giorgetti quanto al governo Meloni. “ Il Def sottolinea l’intenzione di prorogare il taglio del cuneo fiscale ma un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici”, ha spiegato Nicoletti Altimari, secondo cui “rendere strutturali gli sgravi aprirebbe due questioni rilevanti”. Quali? Eccole: “In primo luogo, verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza. In secondo luogo, senza una modifica della struttura degli sgravi, i lavoratori con redditi prossimi alle soglie al di sotto delle quali si matura il beneficio continuerebbero a essere penalizzati da elevate aliquote marginali effettive, con effetti potenzialmente distorsivi dell’offerta di lavoro”.
Ci sono poi i problemi che derivano, all’Italia, dall’essere un Paese in via di invecchiamento dove ci sono sempre più anziani e sempre meno giovani. Problemi che afferiscono a un grande tema, insieme economico, politico e sociale: la sanità. La spesa sanitaria “in rapporto al prodotto interno lordo rimarrebbe sostanzialmente invariata fino al 2027”, dice l’analista di Bankitalia che però suona la sveglia: “In prospettiva andranno attentamente gestite le pressioni che potranno derivare dall’evoluzione dell’invecchiamento della popolazione”. Tra tanti incubi, un sogno. Che presto potrebbe diventare realtà: l’allentamento della politica monetaria ultrarigida della Bce e il calo del costo del denaro. “I mercati – ha spiegato Altimari -si aspettano un primo taglio di 25 punti base in giugno e un calo complessivo di circa 100 punti base entro la fine dell’anno”. E per Giorgetti, che si vede sfuggire miliardi in interessi sul debito, sarebbe, dopo tanto penare e tanti mal di pancia, un balsamo e una consolazione non da poco.