Economia

Def, Freni non fa danni: “Sappiamo fare i conti”

di Giovanni Vasso -


C’è il Def ma non fa drammi, il sottosegretario al Mef Federico Freni. E, di fronte alla platea del workshop dedicato allo “scenario dell’economia e della finanza” organizzato da Ambrosetti a Cernobbio, tranquillizza imprenditori e addetti ai lavori: “La montagna del Def si scala esattamente come si scalano tutte le altre montagne, cioè con le scarpe giuste, con tutto l’armamentario giusto, e sicuramente consapevoli del terreno che ci sta, perché se sotto c’è il fango si cammina in modo diverso. Per uscire dalla nostra metafora si scala con attenzione, responsabilità al debito e programmazione”. Il sottosegretario annuncia che questo sarà “l’ultimo Def classico che conosciamo, perché poi la programmazione sarà fatta con gli atti comunitari all’esercizio del nuovo patto di stabilità e crescita”. L’Europa, già. L’incombente procedura per debito che si aprirà non preoccupa il dicastero di via XX Settembre: “E’ un Def – dice Freni – che non si discosterà molto da quelle che sono già state le previsioni che il governo ha fatto della Nadef”. Insomma, come ha già detto Giorgetti, non c’è da attendersi una manovra lacrime e sangue. Anche perché il sottosegretario Federico Freni rivela che “per le previsioni di crescita dell’Italia nel 2024 siamo attorno all’1%” mentre per ciò che concerne il rapporto debito pil si dice certo che “resterà sotto il 140%”. “Non ci sono preoccupazioni particolari, stiamo aspettando i conteggi definitivi dei bonus edilizi, di tutti i bonus edilizi, non do la croce a uno piuttosto che a un altro, si tratta di grandezze importanti che influenzano i conti dello Stato”, afferma il sottosegretario. Che chiosa: “Al Mef siamo bravi a fare i conti”, citando, al contrario, il “qua nessuno è fesso” pronunciato nei giorni scorsi dal ministro all’Economia. Freni, poi, dedica un passaggio importante riguardante le privatizzazioni: “Il piano di razionalizzazione delle partecipazioni è triennale, la fretta non ha mai aiutato nessuno: le privatizzazioni non si fanno tutte insieme ma nel momento, nei modi, nelle quote giuste”. Il tema è caldissimo, in ballo ci sono le quote in Eni, in Poste e in Mps.


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