GIOVANNI CARPANZANO: “Il vuoto è la storia di due ventenni e di un amore impossibile”
S’intitola “Il vuoto”, lungometraggio diretto da Giovanni Carpanzano, che ha debuttato sul grande schermo con una storia che parte come autobiografica, ma poi diventa uno strumento di indagine interiore volto a lanciare messaggi forti e stimolanti per far riflettere su una società aperta e inclusiva solo in apparenza. Il regista di origini calabresi, che è anche docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, presenta a L’Identità un film che vede protagonisti due ragazzi, Giorgio e Marco, ventenni provenienti da due contesti sociali differenti, alle prese con una storia difficile, incorniciata in un ambiente ostile.
“Il vuoto” è il titolo scelto e descrive uno stato d’animo.
Giovanni, come nasce “Il vuoto”?
Il punto di partenza del film è una storia vera che mi è successa all’inizio degli anni 2000. Iniziando a scrivere il film con il mio co-sceneggiatore Alessio Petrolino mi sono subito accorto che piano piano la storia si espandeva, staccandosi dal suo nodo iniziale personale e autobiografico e dilagava verso dinamiche e temi che non riguardavano più soltanto me. Perché non racconta solo un amore impossibile tra due giovani amanti a causa dei costrutti patriarcali della società ma narra un amore impossibile come archetipo per il cinema, come memoria del desiderio e della passione, in cui chiunque può identificarsi. I confini autobiografici si sono così dissolti e la storia non è più soltanto mia, ma di tanti altri perché chiunque ha avuto in gioventù un amore travolgente in cui può riconoscersi. Non è una questione di genere.
Qual è il motivo dietro la scelta del titolo “Il vuoto”?
Il vuoto è la condizione essenziale per cadere o spiccare il volo. È la vertigine che si prova difronte ad una scelta esistenziale o cruciale della vita di ognuno di noi. Il vuoto è altresì la forza che tiene insieme tutte le paratie dell’aereo, non la colla o i rivetti ma il vuoto, allo stesso modo il vuoto tra Giorgio e Marco e la società e l’unica forza che li tiene insieme. Anche solo una piccola crepa potrebbe distruggere tutto.
Qual è il messaggio che ti piacerebbe arrivasse al pubblico?
Il film tratta di un amore impossibile tra due ragazzi. Irrealizzabile a causa della società patriarcale in cui viviamo. La mission del film è proprio quella di portare il pubblico ad affrontare le scelte importanti che si ritrova davanti, arrivando fino all’orlo del precipizio per spiccare il volo. Il vero protagonista di questo film è il coraggio di scegliere sé stessi fino in fondo. Un’altra cosa che mi piacere rivendicare è che questo è il film su un amore che va aldilà dei generi, perché l’amore come archetipo che ognuno di noi ha non guarda al genere. Il genere è un costrutto sociale frutto del dominio del patriarcato maschile etero normativo.
Altri progetti all’orizzonte?
Sì, tanti progetti all’orizzonte, due film in particolare: “Molto di più” tratto da una storia vera e “Rickhy One”, rispettivamente una commedia brillante e una serie tv-un thriller noir scritte da sceneggiatori brillanti della writing room “Diegetica” che ho co-fondato con questi artisti brillanti, tra cui vi sono talenti molto giovani.
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