Cultura & Spettacolo

Francesco Cavestri: “Il mio Jazz intimo e ricercato presto in concerto”

di Nicola Santini -


Con la sua musica vanta già numerose esperienze sia in Italia che in America, dove, tra l’altro, ha avuto modo di frequentare la scena musicale newyorkese, esibendosi in contesti importanti come il Fat Cat e lo Small Jazz Club. Di recente, il pianista jazz Francesco Cavestri è tornato sul mercato discografico, raccogliendo immediatamente ottimi consensi, con un nuovo album intitolato “Iki – Bellezza Ispiratrice”, dove esterna la sua visione personale del jazz. Cavestri presenta in anteprima a L’Identità,il pensiero che c’è dietro l’album in attesa di incontrare il pubblico appasionato del Blue Note di Milano, dove l’appuntamento è per il 14 aprile prossimo.

“Iki – Bellezza Ispiratrice” è il titolo del tuo nuovo album: come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce dalla pluralità creativa che caratterizza la mia concezione del jazz, come genere aperto all’incontro sia con altre forme musicali, come l’hip hop o la musica elettronica, che con altre forme artistiche, come ad esempio il cinema, con il tributo a Federico Fellini nella prima traccia del mio album. “IKI – Bellezza Ispiratrice” è un album che, a differenza del primo registrato nella consueta formazione jazzistica del trio, pianoforte, basso e batteria, è interamente prodotto in home-studio (quindi in solo, con l’ausilio di strumentazione elettronica) e presenta diverse collaborazioni da parte di musicisti tra cui Paolo Fresu e il batterista americano Cleon Edwards, già al fianco di grandi artisti come Erykah Badu, Lauryn Hill o Cory Henry.
Il 14 aprile ti esibirai al Blue Note di Milano: che effetto ti fa?
È una grande emozione. Il Blue Note è un punto d’arrivo nella carriera di un musicista che pratica e ascolta fin da piccolissimo una musica come il jazz. Il Blue Note Milano oggi rappresenta un’assoluta eccellenza non solo a livello del jazz italiano, per il quale costituisce il 25% del fatturato annuale totale, ma anche a livello internazionale, con una programmazione di altissimo livello caratterizzata da importanti artisti che giungono da tutte le parti del mondo. È bello constatare come un locale del genere avanzi proposte appartenenti alla giovane scena jazz italiana, che ha al suo interno tantissimo talento e che vale la pena far conoscere ed esportare.
Il tour, poi, proseguirà…
Quel che mi rende ancora più soddisfatto è che il 14 aprile non sarà una data “one-shot”, bensì la prima di un tour di presentazione dell’album che passerà anche da Roma il 17 aprile, per l’esattezza all’Alexanderplatz Jazz Club, e poi da altri luoghi splendidi come Gonzaga (vicino Mantova), Trapani, Bologna, e altri.
La collaborazione dei tuoi sogni?
La creazione di un progetto insieme a Robert Glasper, pianista che mi affascina da diverso tempo e a cui mi ispiro notevolmente.
Quale vorresti fosse il prossimo step della tua carriera?
Vorrei intensificare al massimo l’attività concertistica, portando in giro il mio album e facendolo ascoltare in più luoghi possibili, anche all’estero.


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